Il declassamento professionale è una causa dei problemi psichici dei migranti irregolari
Un nuovo studio (“Downgraded dreams: Labor market outcomes and mental health in undocumented migration”), condotto da Carlo Devillanova del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell'Università Bocconi, in collaborazione con Cristina Franco della Commissione Europea e Anna Spada dell'organizzazione di volontariato Naga, ha analizzato le condizioni di salute mentale e integrazione lavorativa dei migranti irregolari in Italia. Lo studio, pubblicato su SSM - Population Health, rappresenta una prima indagine approfondita sull'associazione tra declassamento professionale e disturbi mentali tra questa popolazione vulnerabile.
Principali risultati
Utilizzando un dataset unico raccolto da una clinica ambulatoriale a Milano, lo studio ha analizzato le condizioni di salute e le informazioni occupazionali di 1738 migranti irregolari che hanno avuto la loro prima visita medica nel 2017-2018. Emerge che il 66,63% dei lavoratori migranti ha subito un declassamento professionale, con il 5,58% che presenta disturbi mentali. I risultati mostrano che i migranti irregolari che sperimentano un declassamento professionale hanno un rischio significativamente maggiore di sviluppare disturbi mentali.
Secondo Devillanova, “il declassamento professionale subito dai migranti irregolari ha un effetto fortemente negativo sul loro benessere psichico, che si somma a tutti gli altri fattori di rischio cui questi individui sono costantemente sottoposti evidenziando la necessità di politiche che affrontino l'integrazione di questi individui non solo nel mercato del lavoro, ma anche nel sistema sanitario.”
Contesto e implicazioni politiche
Il fenomeno dell'immigrazione irregolare rappresenta una sfida globale, con circa 281 milioni di migranti internazionali nel mondo, di cui il 15-20% è costituito da migranti irregolari. Questa popolazione è esposta a condizioni di vita e di lavoro precarie che aumentano il rischio di problemi di salute mentale.
La ricerca sottolinea l'importanza di considerare l’impatto delle politiche migratorie nella loro globalità, comprese le politiche restrittive di ingresso e di integrazione nel mercato del lavoro, sulla salute dei migranti. Inoltre, garantire l'accesso alle cure primarie per tutti i migranti è cruciale per la rilevazione precoce e il trattamento delle condizioni di salute mentale. “L'accesso alle cure primarie è fondamentale per interrompere il circolo vizioso di segregazione nel mercato del lavoro e cattiva salute mentale tra i migranti irregolari,” aggiunge Devillanova.
Riflessioni sull'attualità
Il tema dell'immigrazione irregolare continua a essere centrale nel dibattito politico e mediatico. Le recenti tensioni ai confini europei e le politiche migratorie sempre più restrittive evidenziano la necessità di soluzioni che considerino anche il benessere psicologico dei migranti. In questo contesto, gli studi come quello condotto da Devillanova e colleghi forniscono dati essenziali per informare le decisioni politiche e promuovere interventi più umani e inclusivi.
Questo studio pionieristico evidenzia la complessità delle sfide affrontate dai migranti irregolari e la necessità di politiche integrate che considerino sia gli aspetti occupazionali che quelli sanitari. Le evidenze presentate invitano a una riflessione profonda e a un'azione concertata per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di queste popolazioni vulnerabili.