Contatti
Ricerca Inclusione

Favorire l’inclusione dei detenuti

, di Ezio Renda
Una ricerca dell’ICRIOS Bocconi sugli effetti positivi a lungo termine delle iniziative rivolte alla popolazione carceraria

Investire nell’inclusione sociale e lavorativa dei soggetti sottoposti a provvedimenti penali porta significativi risultati in termini di recupero e reintroduzione dei condannati nella società, una volta scontata la loro pena. È quanto emerge dallo studio condotto da ICRIOS Bocconi, in collaborazione con Regione Lombardia, che ha valutato l'impatto degli interventi per l'inclusione sociale, finanziati dal Programma Operativo Regionale 2014-2020 e dal Fondo Sociale Europeo tra il 2016 e il 2021, i quali hanno coinvolto un totale di 22.627 persone prese in carico dall'Autorità giudiziaria.

Il progetto di ricerca mira a valutare la qualità del sistema di inclusione penale, investigando in particolare tre dimensioni di analisi: l’impatto sui destinatari, con l’obiettivo di misurare l'efficacia dei progetti in termini di desistenza dal crimine; i modelli di gestione, al fine di esaminare la qualità dei processi collaborativi tra gli attori che si occupano di promuovere l’inclusione sociale; e la sostenibilità degli interventi, per valutare lo stato di salute economico-finanziario e operativo del sistema di inclusione lombardo.

L’attività di studio messa in campo dalla partnership tra l’Ateneo milanese e Regione Lombardia ha prodotto importanti risultati sia sul piano teorico che empirico, contribuendo all’avanzamento della ricerca scientifica in ambito penitenziario, la quale, ad oggi, soffre della scarsa accessibilità a dati affidabili capaci di rendicontarne lo stato di salute. Dal punto di vista teorico, in primo luogo è stato definito un quadro teorico di riferimento per lo studio della recidiva; secondariamente, sono stati sviluppati modelli per la valutazione d’impatto, inteso come la capacità di ridurre i comportamenti recidivanti nei soggetti in uscita, dei principali interventi di inclusione.

Lo studio empirico, basato su analisi statistiche su un campionamento dei destinatari dell’inclusione, si è invece focalizzato su tre tipologie di intervento principali: 

Inclusione lavorativa

I tirocini lavorativi hanno mostrato un alto tasso di assunzione al termine dell’attività (81,1%), con circa tre quarti (75%) di queste posizioni ricoperte nello stesso settore dell’attività offerta. Le donne, gli stranieri, come anche i soggetti sotto i 40 anni, sono tra le demografiche che hanno beneficiato particolarmente dalla partecipazione a questi programmi. Per coloro che presentano dipendenze, il tasso di miglioramento della situazione lavorativa è del 20,7% più elevato rispetto ai non tossicodipendenti. Si tratta perciò di una misura che favorisce l’equità, andando a eliminare differenze preesistenti tra categorie di soggetti strutturalmente più a rischio di esclusione sociale. 

Accoglienza abitativa temporanea

Questo intervento, il cui scopo è garantire il diritto a poter scontare la propria pena al di fuori delle mura carcerarie, ha coinvolto principalmente stranieri (47,1%) e soggetti con dipendenze (45,8%), soggetti naturalmente più predisposti ad affrontare difficoltà abitative. Risulta che questo servizio abbia facilitato l'accesso a soluzioni abitative indipendenti per il 41% dei partecipanti e, combinato con altri interventi (lavorativi ed educativi), ha dimostrato una significativa efficacia. In particolare, se offerto in congiunzione con l’attività di tirocinio esso produce i migliori risultati, sia sul piano lavorativo che familiare e di risocializzazione dei destinatari. Queste statistiche mettono in luce uno degli aspetti fondamentali dell’housing temporaneo, ovvero la sua natura abilitante: la casa è il punto di partenza per l’accesso a qualsiasi percorso riabilitativo offerto in misura esterna, cosicché la sua efficacia dipende soprattutto dall’associazione con un pacchetto di interventi completo che riesca a rispondere agli specifici bisogni del target. 

Interventi educativi

L’analisi delle attività educative per i soggetti in misura penale ha messo in luce che queste non sono rivolte solo ai minori ma anche e in larga parte agli adulti (54,6%). Si rileva in particolare una partecipazione significativa di stranieri (41,5%) e di persone con vulnerabilità. Concentrandoci sui minori, essendo un target che la letteratura suggerisce essere particolarmente ricettivo ad interventi educativi, osserviamo un miglioramento del rapporto genitoriale, specialmente se offerto in congiunzione ad altre attività (+27,9% con tirocini e +10.2% con formazione). Risultando infine efficaci soprattutto per i soggetti più istruiti.

Secondo Filippo Giordano, fellow dell’ICRIOS Bocconi, “Dalla ricerca emerge chiaramente la necessità di adottare un approccio collaborativo per affrontare in modo efficace il problema complesso dell’inclusione sociale e lavorativa di persone in esecuzione penale. La presa in carico di persone in esecuzione penale richiede una molteplicità di interventi personalizzati e complementari al fine di mitigare il rischio di recidiva, nonché una continuità nel tempo di queste progettualità. Tale aspetto reclama la necessità di definire reti e collaborazioni stabili pubblico-privato.”

Dal punto di vista della sostenibilità degli interventi attuati, dall’analisi dei trend aggregati si evince un aumento della domanda di attività di inclusione sociale, al quale non corrisponde però una proporzionale crescita del fatturato degli Enti che se ne occupano. Questo sottolinea la necessità di sostenere finanziariamente e organizzativamente gli enti coinvolti nelle attività trattamentali, al fine di garantire la sostenibilità a lungo termine del sistema di inclusione.