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Persone Fabiola Tisbini

Fabiola, la missione di una vita per l'empowerment femminile

, di Diana Cavalcoli
Dopo avere promosso progetti di inclusione per conto di IBM e fatto parte della Women Leadership Board, Fabiola Tisbini, ora in pensione, continua il lavoro di mentore di giovane donne

“Sono una convinta sostenitrice del bilanciamento tra vita e lavoro, specialmente per le donne, a cui ho cercato di trasmettere questo approccio nel corso della mia carriera. Dopo una vita come manager in IBM oggi sono pensionata ma sempre in moto: mi dedico al volontariato, al teatro e sono mentore di giovani donne.” Dopo la laurea in Bocconi, Fabiola Tisbini ha lavorato in IBM per trentaquattro anni, con ruoli di responsabilità nei settori del marketing, delle vendite e delle strategie di vendita, in Italia e all’estero.

“Mi sono laureata in finanza ma pensavo che non facesse per me, amavo il marketing e le strategie di vendita. Ho scelto IBM perché era una grande multinazionale e mi permetteva di entrare nel settore commerciale” racconta spiegando che anche capire cosa non si ama fare aiuta a orientarsi nella vita professionale. In IBM Tisbini fa poi carriera: guida divisioni di Vendita e Business Unit in Italia e nel Sud Europa, fino ad approdare in EMEA. “Nel lavoro per avere successo bisogna divertirsi; io ho sempre avuto bisogno di cambiamenti, sfide e nuovi stimoli” aggiunge. Dirigente a trentatré anni, dopo poco, a Londra, viene nominata executive nel ruolo di Director of Channel Distribution Management per l’EMEA. “Sono stata una delle prime donne in Europa a gestire settori di business che erano di esclusivo dominio di colleghi uomini. Servivano nuovi approcci, partnership, lavoro di squadra, idee innovative; essere donna, essere diversa, fantasiosa e coraggiosa mi ha avvantaggiata.”

Nel 1997 entra nel Women Leadership Board europeo per sostenere e promuovere la diversità e la valorizzazione dei talenti femminili. “Parallelamente all’attività di manager disegnavo programmi per favorire l’ingresso delle donne al vertice.” Dal confronto con le colleghe di altri paesi europei, soprattutto nordici, Tisbini capisce che l’Italia è molto indietro sulla parità di genere. “È stata la prima volta in cui ho fatto i conti con i numeri a livello nazionale: noi donne manager eravamo pochissime. Da lì è cresciuta la mia motivazione a cambiare le cose: dovevo aiutare le colleghe a scalare le posizioni in azienda, vederle prendersi i loro spazi.” 

Rientrata in Italia, Tisbini diventa mamma. Dice: “IBM era molto sensibile al tema femminile per cui sono stata fortunata, non ho fatto grandi rinunce e ho avuto tempo per stare con mia figlia, ma non per tutte è così ed è profondamente sbagliato. La maternità è un nostro diritto e un dovere verso la società”. Per questo Tisbini ha allargato l’azione positiva e inclusiva di IBM anche all’esterno. “La mia causa andava oltre, il tema era la cultura del paese” dice. Tra i suoi regali alle nuove generazioni la promozione del progetto NERD, Non È Roba per Donne?, avviato da donne informatiche di IBM e volto a orientare le studentesse dei licei verso le materie STEM, dall’informatica al coding. Chiude con un’esortazione alle più giovani: “Lottate tutti i giorni per i vostri diritti, che non sono scontati, rendete sempre visibile ciò fate. Siate entusiaste, divertitevi, fate rete e sostenetevi fra voi. E in casa? Educate compagni, mariti, fratelli e figli a essere una squadra, anche nelle faccende domestiche, dalla lavatrice ai piatti”.