Energia verde? Si' ma made in EU
Nel 2021 la Commissione Europea ha adottato il pacchetto climatico "Fit for 55", che include le proposte legislative per raggiungere entro il 2030 la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l'obbiettivo di arrivare alla "carbon neutrality" per il 2050. Si tratta sicuramente di un'accelerazione rispetto alle precedenti politiche climatiche, con implicazioni più o meno immediate per tutti i settori dell'economia.
L'invasione dell'Ucraina del 2022 ha costretto i policymaker a rivedere le priorità e le tempistiche delle strategie energetiche e climatiche. La conseguente crisi energetica del 2022 ha ulteriormente evidenziato la vulnerabilità dell'Ue dal punto di vista della sicurezza delle forniture energetiche, a cominciare dalla dipendenza dal gas russo.
In risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale, ha introdotto due importanti iniziative, il REPowerEU nel 2022 e il Green Deal Industrial Plan (GDIP) nel 2023. Nel primo caso si tratta di un piano con un triplice obiettivo: potenziare il risparmio energetico, accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili e diversificare l'approvvigionamento energetico.
Il GDIP invece è un programma strategico per rafforzare la competitività industriale europea, anche tenendo conto di una più rapida decarbonizzazione. In particolare tale piano punta a predisporre un ambiente più favorevole all'aumento della capacità produttiva dell'UE per le tecnologie e i prodotti a zero emissioni necessarie a raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici dell'Europa. Esso si fonda su iniziative precedenti e fa leva sui punti di forza del mercato unico, integrando le azioni intraprese nell'ambito del REPowerEU e del Green Deal europeo del 2019 che specificava il modo in cui l'UE intendeva rilanciare gli investimenti nelle tecnologie pulite al fine di proseguire nel percorso verso la neutralità climatica.
Il GDIP va letto anche in ottica di risposta europea alle iniziative economiche di protezionismo internazionale emerse negli ultimi anni, come l'imponente programma di trasformazione verde in Cina o l'Inflation Reduction Act (IRA) negli Stati Uniti. Quest'ultimo è il piano strategico statunitense per facilitare la transizione energetica tramite investimenti e sconti fiscali per aziende che operano in territorio americano. L'IRA stanzia una quantità di sussidi senza precedenti (quasi 370 miliardi di dollari) per convincere le imprese a tornare a investire negli Stati Uniti, oltre a concedere robuste agevolazioni fiscali alle famiglie per convincerle ad acquistare tecnologie "made in US", a cominciare dalle auto elettriche.
Similmente, la risposta europea del Green Deal Industrial Plan all'IRA punta a ridurre la dipendenza dalle forniture estere di materie prime e tecnologie pulite e si basa invece su quattro pilastri: 1) un ambiente normativo più semplice per facilitare le industrie net zero, 2) l'accelerazione dell'accesso ai finanziamenti, 3) l'aggiornamento delle competenze per realizzare la transizione e 4) il rafforzamento della cooperazione commerciale globale per le tecnologie pulite e le materie prime.
Dei quattro pilastri, quello sul contesto normativo semplificato per le industrie net zero rappresenta certamente un cambio di rotta rispetto alle politiche del passato e agisce a sua volta attraverso tre proposte di regolamento: I) l'Electricity Market Reform, per rendere il mercato elettrico più resiliente agli shock esterni e proteggere i consumatori ; II) il Critical Raw Materials Act, per rendere più sostenibile l'intera catena del valore della transizione energetica, partendo dalle materie prime critiche (es. litio); III) il Net-Zero Industry Act (NZIA), per cercare di produrre internamente almeno il 40% delle tecnologie necessarie a raggiungere gli obiettivi climatici europei entro il 2030.
Pur mancando ancora molti dettagli che impediscono una stima del suo impatto economico, appare chiaro che il GDIP rappresenti un passaggio storico per l'industria verde europea, che riceverà ingenti finanziamenti pubblici aggiuntivi. Perciò, se da una parte le recenti iniziative europee come Fit for 55 spingono l'acceleratore sulla produzione di energia verde, il Green Deal Industrial Plan cerca di garantire che una parte rilevante di questa energia venga prodotta utilizzando tecnologie "made in EU".