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Einaudi e Albertini, le lettere che raccontano 30 anni di storia italiana

, di Davide Ripamonti
Il carteggio privato tra i due celebri personaggi raccolto in due volumi editi da Fondazione Corriere della Sera e curati da Achille Marzio Romani

Trent'anni difficili, nei quali l'Italia e gli italiani si stavano formando prima di incamminarsi verso il periodo oscuro del fascismo, raccontati attraverso il carteggio privato di due tra gli italiani più illustri, Luigi Einaudi, economista, giornalista, docente alla Bocconi dal 1904 al 1926, uomo politico e quindi presidente della Repubblica, e Luigi Albertini, storico direttore del Corriere della Sera. Oltre duemila lettere raccolte nell'opera Luigi Einaudi e il Corriere della Sera (due volumi, 2.386 pagg. 70 euro), edita dalla Fondazione Corriere della Sera e curata da Achille Marzio Romani, professore emerito di Storia economica all'Università Bocconi, uno spaccato sull'Italia politica ed economica di quegli anni.
"Einaudi e Albertini si conoscevano fin dai tempi dell'università", dice Romani, "seguirono inizialmente strade parallele che poi si separarono fino a ricongiungersi al Corriere. Albertini è colui che ha portato il Corriere della Sera da giornale locale a grande quotidiano nazionale, Einaudi era invece il più importante editorialista economico di allora, formatosi alla Stampa e passato quindi al quotidiano milanese".

Le lettere, custodite in parte negli archivi del Corriere della Sera e in parte in quelli della Fondazione Einaudi, oltre a raccontare i fatti di allora dal punto di vista di due personaggi impegnati in prima persona nelle vicende politiche, economiche e sociali, sono anche un'importante testimonianza della personalità e delle idee, a volte differenti e a volte coincidenti, di Einaudi e Albertini. "Entrambi credono al ruolo di un grande giornale nell'educare la popolazione ai principi del liberalismo", continua Romani, "anche se Albertini ha un approccio molto più pragmatico. Il giornalismo aveva per entrambi una grande importanza, tanto che Einaudi riteneva che lavoro scientifico e giornalistico avessero pari dignità, parlando addirittura di 'sacerdozio scientifico' e 'sacerdozio giornalistico'". Nelle lettere Albertini ed Einaudi parlano degli editoriali da scrivere, di come scriverli, con il direttore che esprime anche opinioni e giudizi, con grande rispetto, al punto che, dice ancora Romani, "nonostante la lunga conoscenza e frequentazione solo dagli anni trenta i due cominciarono a darsi del tu".

Ma quello che è più importante, secondo Romani, che ha anche curato il volume su Einaudi della collana 'I Maestri della Bocconi' (Università Bocconi Editore), "è che da questo carteggio si evince la capacità professionale e serietà di analisi, il coraggio di prendere posizione in tempi difficili quando si rischiava anche fisicamente. Una durezza che è anche una grande lezione per il paese di oggi. Ci fornisce inoltre una visione del tutto originale, senza censure", continua il professore della Bocconi, "senza pretese di insegnamento per il futuro proprio perché non si tratta di cose scritte per essere pubblicate, ma del tutto naturali e senza elaborazioni".L'opera, scritta in due volumi, contiene anche le prefazioni di Giuseppe Berta, associato di Storia contemporanea alla Bocconi, e Giovanni Pavanelli, professore straordinario di Storia del pensiero economico all'Università di Torino.