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E adesso facciamo un esperimento

, di Martina Bjorkman - assistant professor presso il Dipartimento di economia della Bocconi
Sviluppo. Dovrebbe essere il tema della ricerca a determinare i dati da raccogliere

Esiste una lunga tradizione in economia dello sviluppo che consiste nel raccogliere dati sul campo, per esempio attraverso indagini campionarie, per verificare empiricamente delle ipotesi economiche. Ciò è in parte frutto della combinazione di due fattori: mancanza di dataset di qualità e dimensioni adeguate, e costi ridotti di raccolta dati nei paesi in via di sviluppo.

Quale che sia la ragione, la possibilità di far sì che sia il tema di ricerca a determinare i dati da raccogliere, e non la disponibilità di dati già esistenti a influenzare la domanda che ci si può porre, è la caratteristica delle migliori ricerche empiriche in economia dello sviluppo. Negli ultimi dieci anni, questa tradizione si è fusa con le competenze necessarie a creare esperimenti randomizzati sul campo, sfociando in un numero sempre crescente di studi in cui esperimenti originali vengono disegnati apposta per verificare teorie e ipotesi economiche. Randomized controlled trials (Rct) di questo tipo sono diventati uno strumento nuovo ed efficace nell'arsenale di un economista.Un Rct vuole rispondere a una domanda controfattuale: cosa sarebbe successo agli individui che hanno partecipato a un programma se non vi avessero preso parte?Il problema è evidente: in un dato momento, un individuo o è stato esposto al programma oppure no. Quindi non è possibile stimare l'effetto del programma su ciascun individuo. Quello che possiamo ottenere, però, è l'effetto medio di un programma su un gruppo di individui (gruppo trattato) confrontandoli con un gruppo simile di individui che non hanno ricevuto il trattamento (gruppo di controllo). Perciò abbiamo bisogno di un gruppo di persone che, in assenza del programma, avrebbero mostrato esiti simili a coloro che hanno, invece, ricevuto il programma. Un modo credibile per garantire che il gruppo trattato e quello di controllo siano ex ante simili è quello di selezionare in maniera casuale chi sarà nel gruppo trattato, all'interno di un pool di potenziali partecipanti (individui, comunità, scuole, cliniche mediche, ecc.). Se il campione è abbastanza numeroso, si è sicuri che in media chi è esposto al programma non presenti caratteristiche diverse rispetto a chi non lo è, e quindi che ex post si possa attribuire al programma un'eventuale differenza statisticamente significativa tra i gruppi in quelle caratteristiche su cui il programma si proponeva di agire. Molti economisti dello sviluppo lavorano a stretto contatto con chi implementa i programmi (Ong, aziende private, o governi) per disegnare interventi e valutarne l'impatto in modo rigoroso.Gli interventi nascono per rispondere a problemi pratici specifici al contesto; per esempio, come migliorare i servizi pubblici, come far sì che gli insegnanti si presentino a scuola, o come convincere i genitori a vaccinare i propri figli.Il valore aggiunto che un economista porta, oltre alle competenze nella valutazione dell'effetto di un programma, è un bagaglio di evidenza empirica e teorie che serve da guida per anticipare che cosa dovrebbe funzionare e cosa no. La valutazione del programma, quindi, verifica queste teorie. Ora che è disponibile un sempre maggior numero di risultati di Rct l'enfasi si pone sul creare un legame ancora più stretto tra teoria ed esperimenti. In futuro, gli economisti dello sviluppo dovranno non solo continuare a verificare le teorie esistenti con esperimenti randomizzati, ma anche cominciare a pensare a come adattare le teorie perché spieghino i risultati degli esperimenti sul campo, che, ora come ora, iniziano a farle vacillare.