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Derivati, l'oppio dei popoli

Nel corso del XVIII e più ancora della prima metà del XIX secolo, la coltivazione del papavero era poco diffusa tra le popolazioni dell'India del Nord, di parti dell'odierno Afghanistan e Iran, che ne utilizzavano le virtù medicinali per preparare alcune pozioni e bevande curative. Il colpo di genio lo ebbero gli Inglesi. Imprenditori privati, ma soprattutto alcune Compagnie Privilegiate (ad esempio la nota East India Company, o anche Jardine Matheson), individuarono nell'oppio, la sostanza che si estraeva dal papavero, un prodotto dalle potenzialità inimmaginabili. Si, perchè gli oppiacei servivano a preparare medicine molto popolari in occidente - ad esempio un lenitivo come il laudano - con un mercato del tutto legale e uno status di farmaci importanti e necessari. Tuttavia, un sottoprodotto della lavorazione - e ben presto il principale prodotto - erano delle pallette viscide e grige, che poi seccavano, si sbriciolavano e si potevano fumare: l'oppio. E il mercato dell'oppio, uno stupefacente che dava presto una dipendenza pesante, non era in occidente: era altrove, e gli inglesi lo individuarono nell'estremo oriente, ovvero la Cina, che divenne presto un'area di sbocco di quantità crescenti di oppio. I riflessi furono due, nel medio periodo. Il primo, la conversione di vaste aree del medio oriente alla produzione di papaveri, con il conseguente sviluppo di una monocoltura in loco. L'altra, la crescente diffusione della droga in Cina, alla base, tra le altre cose, di una serie di sanguinose (e disgustose) guerre tra Cina e Regno Unito - o meglio, tra Cina e Occidente - nel momento in cui i Mandarini tentarono di loccare il commercio della droga (non tanto per ragioni umanitarie quanto di bilancia commerciale). Nel lungo periodo, le aree mediorientali specializzate nella produzione di papaveri da oppio restarono ancorate alla monocoltura della pianta: la nemesi è che lì si producono i tre quarti delle sostanze base per la raffinazione dell'eroina. C'entra con i derivati? forse no. Ma se un prodotto dalle potenzialità esplosive, che può essere buono, o dare pessimi effetti, è lasciato alle logiche pure del mercato, all'avidità umana, e al calcolo puro, senza non solo regolamentazione, ma soprattutto senza insegnare a maneggiarlo con estrema cura, si possono generare prolemi seri, con effetti di medio e lungo periodo.