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Dall’etica alla legge: chi governerà l’era digitale?
L’espansione dell’intelligenza artificiale ha sollevato interrogativi cruciali sulla necessità di coniugare innovazione tecnologica, tutela dei diritti fondamentali e sviluppo etico. Se da un lato la comunità internazionale ha fatto ricorso a dichiarazioni di principi etici per governare questa rivoluzione, dall’altro emerge l’urgenza di codificare tali principi in norme giuridiche vincolanti. La coesistenza tra etica e regolazione, dunque, non rappresenta solo un obiettivo auspicabile, ma un passaggio necessario per affrontare le sfide poste dall’IA in modo efficace e sostenibile.
Le prime risposte alla sfida di regolamentare l’IA sono state fornite attraverso la stesura di dichiarazioni etiche e carte dei diritti digitali. Tra queste, la Dichiarazione di Roma sull’etica dell’IA e la Carta dei diritti fondamentali del digitale, cui hanno contribuito accademici, esperti e policy maker, rappresentano un tentativo di orientare il dibattito pubblico verso una visione comune delle implicazioni etiche legate allo sviluppo tecnologico.
Tali dichiarazioni, pur costituendo un importante passo avanti nel riconoscimento della necessità di una governance dell’IA, si sono rivelate spesso strumenti limitati sul piano pratico. La loro natura non vincolante lascia ampio margine di discrezionalità agli attori del mercato e pone il rischio di una regolazione frammentaria e insufficiente.
In questo contesto, emerge una questione fondamentale: sebbene l’etica rappresenti un quadro di riferimento indispensabile, essa non può sostituire la legge. Le dichiarazioni etiche forniscono linee guida e obiettivi ideali, ma è solo attraverso norme giuridiche chiare e applicabili che è possibile garantire un equilibrio effettivo tra sviluppo tecnologico e tutela dei diritti.
L’Unione Europea ha già intrapreso questa strada con proposte normative come l’Artificial Intelligence Act (AI Act), che mira a creare un quadro giuridico comune per l’utilizzo e lo sviluppo dell’IA.
L’AI Act, ispirato a un approccio basato sul rischio, rappresenta un esempio paradigmatico di come i principi etici possano essere tradotti in regole concrete. Non si tratta di un semplice esercizio di trasposizione, ma di un processo di trasformazione in cui i principi etici vengono declinati in obblighi specifici, calibrati in base al livello di rischio associato ai diversi sistemi di IA.
La regolazione dell’IA non può prescindere da un dialogo continuo tra etica e diritto. La natura altamente innovativa e dinamica dell’IA richiede infatti una regolamentazione flessibile, capace di adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici. In questo contesto, i codici etici possono svolgere un ruolo complementare alle norme giuridiche, offrendo un quadro di principi in grado di orientare l’azione dei diversi attori anche al di là degli obblighi di legge.
la co-regolazione, intesa come collaborazione tra attori pubblici e privati, rappresenta un modello efficace per bilanciare le esigenze di innovazione e tutela. Questo approccio permette di integrare i principi etici nelle dinamiche regolative, rafforzando la legittimità e l’efficacia delle norme.
Un esempio significativo di co-regolazione è rappresentato dai codici di condotta volontari previsti dal Digital Services Act (DSA). Questi codici, elaborati in collaborazione con le piattaforme digitali, hanno lo scopo di mitigare i rischi sistemici, come la disinformazione, e di garantire una maggiore responsabilità degli operatori rispetto ai contenuti dannosi ma non illegali. Sebbene la loro adesione sia volontaria, il DSA riconosce che tali codici rappresentano uno strumento essenziale per un’efficace regolamentazione del digitale, ammettendo anche poteri di enforcement da parte del regolatore europeo.
L’Unione Europea, con il suo approccio basato sulla regolazione del rischio e sulla co-regolamentazione, ha tracciato una via percorribile per una governance responsabile dell’IA. Tale via, tuttavia, richiede un impegno costante nel garantire che le norme giuridiche riflettano i valori etici condivisi, senza soffocare l’innovazione ma guidandola verso uno sviluppo sostenibile e rispettoso dei diritti umani.