Dal brokeraggio alle vigne
“In questo momento siamo in vendemmia dediti alla raccolta delle nostre uve: settembre è un periodo intenso in vigneto ma è il cuore del mio lavoro, un mestiere che amo perché sempre nuovo. Ogni anno la vendemmia è unica, il mio compito è interpretarla al meglio.” A sentirla parlare in questi termini quasi non si direbbe che Giovanna Prandini per buona parte della sua carriera abbia lavorato lontano dai filari, in ambito assicurativo e finanziario come broker in città. Ben distante dalle terre di famiglia nel bresciano dove è cresciuta.
Racconta: “Dopo il liceo mi sono iscritta in Bocconi al DES, Discipline Economiche e Sociali. Mi sono laureata nel 1996 con una tesi sul settore delle assicurazioni Long Term Care. Ho poi iniziato a costruire la mia carriera a Brescia, prima come agente assicurativa e poi come broker. Ho perfino fatto l’esame di Stato come promotrice finanziaria”. Nel mentre però Prandini coltiva la passione per il vino, diventa sommelier completando il corso dell’Associazione Italiana Sommelier e studia tutta la filiera: dalla produzione al calice. Al punto da sognare di farne una professione. Un obiettivo centrato assieme al fratello Ettore con cui oggi guida la cantina Perla del Garda, nata dall’idea di riportare la vigna sulle colline moreniche dell’azienda agricola familiare.
“La mia famiglia aveva un’azienda agricola da generazioni in ambito zootecnico per la produzione di latte. L’idea di creare una cantina è nata nei primi anni Duemila ma è nel 2006 che siamo partiti con la produzione del vino, vinificando le nostre uve con una piccola produzione di sessantamila bottiglie distribuite sul mercato italiano; oggi abbiamo raggiunto la dimensione ottimale con trecentomila bottiglie vendute in quindici paesi” aggiunge. Vini pregiati che arrivano sui tavoli dei ristoranti italiani in primis ma anche esteri: Stati Uniti, Germania, Giappone. I vigneti, circa quaranta ettari tra Lonato del Garda e Padenghe, sono tutti in conduzione biologica e sostenibile e ospitano soprattutto uve autoctone come il Turbiana e il Groppello, ma anche Riesling e Chardonnay, Merlot e Rebo. Uve rigorosamente raccolte a mano e poi vinificate secondo il metodo “a caduta”: i due pilastri del metodo di produzione di Perla del Garda.
“L’agricoltura mi ha permesso di esprimere nel mio lavoro la mia vena più creativa. La possibilità di creare ciò che desidero con grande libertà: pensare il prodotto, sperimentare, selezionare le uve giuste” aggiunge Prandini, che invita i più giovani a conoscere il settore perché offre opportunità di crescita in un ambito “che è un orgoglio del Made in Italy”.
Rispetto alle vignaiole in agricoltura Prandini è molto ottimista. “Non ho trovato – racconta – grandi ostacoli per il fatto di essere donna, più per il fatto di essere nuova nel settore e meno esperta, pertanto con umiltà mi sono dedicata allo studio per colmare le lacune tecniche e ho sempre apprezzato momenti di confronto con colleghe e produttori che mi hanno insegnato tanto, condividendo le esperienze. Però è vero che, nonostante l’evoluzione culturale degli ultimi anni, siamo ancora poche e dobbiamo aiutarci.” Anche per questo da imprenditrice Prandini è parte dell’associazione Le Donne del Vino. “Siamo un network al femminile che crea progetti di rete e promuove iniziative culturali. Penso che sia importante far conoscere il ruolo delle donne nella filiera produttiva enologica.” E dare un modello positivo anche alle più giovani.