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Persone Dubravka Djedovic

Da reporter a ministro, il percorso ispirante di Dubravka

, di Diana Cavalcoli
Dopo esperienze come giornalista in luoghi di conflitto e poi alla BEI, Dubravka Djedovic oggi guida il Ministero dell’Energia in Serbia. “Un paese all’avanguardia rispetto alla presenza di donne in politica” racconta

“L’impegno come ministra? Totalizzante. Sapevo di avere le competenze tecniche, bisogna però imparare a gestire l’esposizione mediatica e la comunicazione.” Dubravka Djedovic, dopo una carriera nel mondo finanziario e nelle istituzioni bancarie, dal 2022 guida il dicastero delle Miniere e dell’Energia della Serbia. Rispetto ai suoi inizi racconta: “Sono nata a Belgrado, i miei genitori sono entrambi ingegneri. Ho scelto di studiare finanza perché mi poteva dare l’opportunità di spaziare in ambiti diversi e di viaggiare all’estero”. Le altre opzioni sembravano allora limitanti. “Ingegneria e medicina le vedevo come facoltà molto verticali e i miei genitori mi dissero che studiare legge significava rimanere in Serbia. Così ho scelto economia anche se inizialmente avevo pensato perfino all’accademia del cinema.”

Nella finanza Djedovic costruirà una carriera internazionale grazie alla laurea in Banca e Finanza alla facoltà di Economia di Belgrado. I primi lavori però sono come producer e giornalista per la CNN International. Ha così l’occasione di lavorare sul campo in Afghanistan nel 2001, poi in Bosnia, oltre a coprire la guerra civile nel Nord della Macedonia. “Un’esperienza estremamente utile dal punto di vista umano e professionale. Oltre alla capacità di lavorare in condizioni di grande stress ho capito i meccanismi della geopolitica. Quel lavoro mi ha dato una prospettiva nuova su cosa sia la politica internazionale.” 

Se il giornalismo è arrivato “quasi per caso”, dice, la specializzazione in finanza è una scelta ben precisa. Per affinare le sue competenze Djedovic decide di iscriversi a un master in Finanza e Management presso la SDA Bocconi School of Management. Spiega: “La scelta era tra l’Italia e il Regno Unito. Ho scelto Milano perché già parlavo italiano grazie agli studi fatti alle superiori. Conoscevo anche il paese e la cultura grazie alle estati passate a Perugia all’Università per Stranieri”. In più Djedovic ottiene un prestito studentesco grazie alla Bocconi. “Sono stata fortunata perché ricordo una collega della Bulgaria a cui era stata negata questa possibilità. Il mio vantaggio è stato il fatto di aver lavorato durante gli studi e quindi potevo mostrare uno stipendio a garanzia del prestito.” Djedovic però non si ferma a Milano e grazie all’exchange in Bocconi vola alla UCLA Anderson School of Management di Los Angeles. 

“Non è stato semplice capire quello che volevo davvero fare. Avevo una laurea in finanza ma esperienza nei media. Ero un profilo atipico. Ho fatto un po’ di esperienze come account ma non trovavo realtà adatte. Il lavoro in ufficio era noioso, lento. Non sentivo l’adrenalina come mi era accaduto sul campo quando facevo la giornalista” aggiunge. Così mette a fuoco un nuovo obiettivo, che tenga insieme competenze ed esperienza sul territorio: aiutare i paesi in via di sviluppo nella ricostruzione che segue a un conflitto. Quelle guerre che aveva visto e raccontato per la CNN. 

Fa quindi application in piú istituzioni internazionali. Grazie all’ottimo curriculum entra nella Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Inizia come stagista. Lavorerà qui sedici anni arrivando al ruolo di direttrice dell’Ufficio di rappresentanza per i Balcani occidentali. È impegnata su più fronti, dall’energia ai trasporti, ai finanziamenti necessari alle piccole e medie imprese. Una vita tra Lussemburgo e Belgrado. Il passo successivo è diventare membro del Consiglio esecutivo della NLB Komercijalna Banka. Nel 2022 la svolta politica da tecnica indipendente, senza aderire ad alcun partito. Sulla questione di genere Djedovic è ottimista. “La Serbia è un paese in grande sviluppo ed è all’avanguardia rispetto alla presenza di donne in politica. Penso alla prima ministra Ana Brnabić ma anche al Parlamento e alle amministrazioni locali dove le donne sono almeno il quaranta per cento” conclude la ministra.