Da fan dei Blue a Director di Universal Music
“Sono sempre stata un’appassionata di musica. Il primo contatto con l’industria discografica? Da ragazzina. Ero fan dei Blue e attiva sui primi forum online. Grazie a quella passione personale ho avuto la possibilità di entrare in contatto con la casa discografica della band, la EMI. E da lì mi sono detta: devo riuscire a fare questo mestiere.”
Eleonora Bianchi, classe 1990, quel mestiere è riuscita poi a farlo. Oggi è Digital Service & Consumption Director di Universal Music Italia dove si occupa a tutto tondo delle attività digital: dalla supply chain alla promozione dei contenuti sulle piattaforme come Spotify o YouTube. La sua storia è quella di chi al sogno nel cassetto non ha mai voluto rinunciare. Dopo la maturità classica al Liceo Berchet decide infatti di iscriversi in Bocconi. “Ho sempre avuto una propensione forte per i numeri e le analisi e quindi economia mi sembrava una buona soluzione anche se speravo sempre di entrare nella industry musicale.” Un obiettivo complicato però dalla crisi del settore con la EMI che viene comprata da Universal.
Racconta: “Le persone che avevo conosciuto all’interno mi dissero che non c’era spazio per una stagista per quanto brava. Così mi sono buttata sulle mie altre competenze. Sono entrata in KPMG con uno stage in ambito revisione. Un’esperienza utilissima per il lavoro che svolgo ora”. Bianchi però sa che quella non è la sua strada né il suo mondo. Racconta sorridendo: “Mi toglievo il tailleur e andavo a vedere i concerti in scarpe da tennis, non era decisamente il mio ambiente”.
Sempre in cerca della sua strada Bianchi esplora un’altra opzione con uno stage in Allianz Group nel 2014 a Monaco, in Germania. “Mi occupavo dei nuovi ambiti in cui la compagnia poteva essere interessata a investire dal punto di vista assicurativo. Facevo ricerca, il che era interessante perché studiavo e analizzavo i fenomeni e i mercati in modo quasi accademico” aggiunge. Per Bianchi lavorare su dati e numeri e modelli predittivi è stimolante. In più il periodo all’estero è l’occasione per studiare il tedesco e confrontarsi con il proprio responsabile. “Ricordo che alla fine dello stage molto sinceramente mi disse: Eleonora tu vuoi lavorare in una casa discografica giusto?
E perché non ci provi?”
Complice quella chiacchierata e l’esperienza in Germania dove Spotify era in espansione, Bianchi decide di scrivere una tesi sullo streaming come tecnologia disruptive. “Per la tesi ricontatto così i miei conoscenti in EMI per un’intervista che, ironia, si svolge in quello che ora è il mio ufficio. Lì mi parlano della possibilità di uno stage. Non mi sembrava vero.”
Grazie alle competenze sullo streaming e sui dati, in quattro anni è a capo dell’intero team digitale di Universal Music che oggi conta diciotto persone. “Dico sempre che mi sono trovata nel posto giusto al momento giusto ma senza competenze solide non sarei andata avanti. Anche perché nel settore ci sono poche donne al vertice e pochi giovani. La mia fortuna è stata trovare un ambiente in cui mancavano competenze digitali e il fatto che le mie capacità fossero una leva per fare innovazione” conclude.