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Crollo imminente o rilancio dell'integrazione europea?

, di Justin Orlando Frosini - associato presso il Dipartimento di studi giuridici
L'Unione ha resistito anche quando in molti prevedevano la sua fine. Tuttavia, non si puo' negare che il momento non sia facile. Tra le questioni da affrontare, oltre al tema migratorio, quella legato alla forma di governo Ue basata sul Trattato di Lisbona

Dalla crisi finanziaria globale del 2008, molti osservatori e persino alti esponenti politici europei hanno previsto l'imminente collasso o disintegrazione dell'UE. Una successione di crisi (euro, migrazione, Brexit, Covid-19) ha dato l'impressione che tali previsioni si stessero per avverare. Tuttavia, altri sostengono che l'integrazione europea ha sempre superato le crisi e vedono un futuro molto più luminoso per l'Europa. Nessuno può tuttavia negare che questo sia un momento particolarmente difficile nella storia dell'UE.
L'aggressione della Russia all'Ucraina ha reso la vita estremamente difficile all'Unione europea e la vittoria del filo-Putin Robert Fico (spesso definito "il bullo rosso") alle recenti elezioni slovacche potrebbe complicare ulteriormente le cose, mettendo a dura prova la posizione transatlantica e pro-Ucraina dell'Unione.

L'inflazione è tornata a farsi sentire e le critiche alle politiche della BCE per contrastarla sono sempre più forti. Solo poche settimane fa il ministro delle Finanze italiano Giancarlo Giorgetti ha criticato la decisione di Christine Lagarde di mantenere alti i tassi di interesse, sostenendo che ciò ha rallentato l'economia italiana e che il suo governo ha ora 15 miliardi di euro in meno da spendere. Giorgetti (e non è il solo) ritiene che sia necessario redigere un nuovo patto di stabilità entro la fine dell'anno. È chiaro che i partiti sovranisti ed euroscettici useranno l'Europa come capro espiatorio per spiegare le difficoltà economiche di molti Stati membri e per usare questa scusa per spiegare ai loro elettori perché tante promesse elettorali non sono state mantenute. In effetti, alle elezioni parlamentari europee del prossimo anno i partiti euroscettici di tutta l'UE potrebbero emulare il trionfo elettorale di Nigel Farage del 2014. Se così fosse, quale sarebbe il futuro dell'UE?
Anche il surreale dibattito politico europeo non aiuta la situazione dell'Europa. L'idea che il principale Partito Popolare Europeo - il partito di molti dei padri fondatori dell'integrazione europea - debba formare una coalizione con la destra euroscettica è francamente bizzarra e potrebbe facilmente contribuire alla disintegrazione dell'Unione. Inoltre, le indagini sulla corruzione iniziate nel dicembre 2022 potrebbero tornare sulle prime pagine dei giornali e questo non farebbe bene alla reputazione della politica europea.

Poi, naturalmente, c'è il problema della migrazione, che secondo alcuni osservatori potrebbe finire per essere la spiegazione monocausale di un collasso dell'UE. Infatti, come tutti sappiamo, nel 2016 la migrazione ha giocato un ruolo importante nella vittoria dei Brexiteers. "Schengen e l'Europa unita sono morti a Ventimiglia. Il tempo della diplomazia è finito. Ci stanno invadendo ma dobbiamo reagire con forza prima che sia troppo tardi". Queste le fatidiche parole pronunciate da Flavio Di Muro, sindaco di Ventimiglia, al raduno annuale della Lega di Salvini a Pontida dove l'ospite d'eccezione era Marine Le Pen. Sul tema delle migrazioni, le ultime settimane sono state caratterizzate anche da uno scontro senza precedenti tra il governo italiano e quello tedesco, con la Meloni che ha accusato la Germania di "fare solidarietà con le frontiere altrui", visto che l'amministrazione Scholz continua a finanziare le imbarcazioni gestite dalle ONG nel Mediterraneo.
Infine, la forma di governo dell'UE basata sul Trattato di Lisbona deve essere riformata. Lo spiacevole scandalo del 2021 del Sofa-gate in Turchia sembra essere stato dimenticato, ma il problema di fondo della ripartizione dei poteri tra il Presidente dell'Unione europea, il Presidente della Commissione e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza rimane un problema e non è l'unico.

La guerra in Ucraina ha inizialmente riacceso un dibattito positivo su una difesa comune europea, che però si è rapidamente spento. Attualmente non solo non abbiamo una risposta alla famosa domanda di Henry Kissinger "chi chiamo se chiamo l'Europa", ma ci sono seri dubbi sul fatto che qualcuno risponda davvero al telefono, perché tutti sembrano troppo occupati con una campagna elettorale per il Parlamento europeo che si preannuncia lunga e sgradevole. Le elezioni potrebbero essere un momento di svolta per l'UE.