Così Lula ha risvegliato il gigante sudamericano
Quando venne proposto il termine Bric per identificare le quattro grandi economie emergenti più dinamiche, molti misero in dubbio l'opportunità di affiancare il Brasile a Russia, India e Cina. Il Brasile è la decima economia al mondo, ha 190 milioni di abitanti e un'immensa dotazione di materie prime agricole, minerarie ed energetiche. Tuttavia, pur essendo un'economia con molte potenzialità, il paese sudamericano non aveva raggiunto i risultati attesi. Dal 1998 al 2003 la crescita media annua era stata solo dell'1,6% e anche molto instabile. Dal 2004, però, la situazione economica è in continuo miglioramento e la crescita nel 2007 ha raggiunto il 5,4%. Per il triennio 2008-10 il governo stima un aumento della produzione intorno al 5%. L'inflazione è stata tenuta sotto controllo dalla determinazione della Banca centrale di mantenere bassa la crescita dei prezzi, contenuta anche dal forte apprezzamento della valuta nazionale.
La stabilità dei prezzi e la riduzione dell'indebitamento pubblico, soprattutto quello estero, sono obiettivi cruciali della strategia del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che ha definito la volatilità della crescita e l'elevata inflazione come i peggiori nemici delle classi sociali più vulnerabili, cioè dei poveri e degli indigenti. Il presidente Lula, nato in una famiglia poverissima, in una delle regioni più arretrate del Brasile e con un passato da sindacalista di sinistra, ha messo al centro della sua agenda la lotta alla povertà e all'esclusione economica e sociale, che intende realizzare sia con trasferimenti monetari alle famiglie più povere (come il programma Bolsa familia), sia con una politica macroeconomica che garantisca sostenibilità e continuità alla crescita. Sono già stati raggiunti importanti risultati: secondo la Commissione economica per l'America latina e i Caraibi, il tasso di povertà è sceso dal 38,7% della popolazione nel 2003 al 33,3% nel 2006. Dal 2007, la classe media è diventata il segmento più numeroso nella società brasiliana, a cui appartengono 86 milioni di individui.
Il governo ha continuato a mostrare rigore nella politica fiscale, impegnandosi a rispettare l'obiettivo del 3,8% di avanzo primario, un rigore che ha consentito di ridurre il debito pubblico al 42% del pil. La forte domanda internazionale di materie prime è stata sicuramente un fattore molto favorevole per il paese sudamericano: l'avanzo commerciale nel 2008 dovrebbe, però, scendere a circa 26 miliardi di dollari, dopo aver raggiunto il livello record di 46 miliardi di dollari nel 2006. Le esportazioni del paese sudamericano sono comunque oggi molto diversificate sia come prodotti che come mercati di destinazione. Negli ultimi tre anni il paese ha accumulato ingenti riserve di valuta estera, arrivate a 200 miliardi di dollari e nel 2007 il Brasile è diventato un creditore netto nei confronti del resto del mondo.
Il paese sudamericano continua a ricevere ingenti flussi di investimenti diretti esteri. Secondo l'indagine annuale di A.T.Kearney, nel 2007 il Brasile è stato considerato il sesto paese al mondo più interessante come destinazione d'investimenti produttivi. Le prospettive di crescita del paese dipenderanno dalla sua capacità di aumentare il tasso d'investimento e di risparmio, ancora troppo bassi se confrontati con le altre economie emergenti, e di far crescere la produttività. Il paese ha bisogno d'investimenti ingenti in infrastrutture e in istruzione, e di misure serie contro l'eccesso di burocrazia, la corruzione e la criminalità. Nella classifica Ease of doing dusiness della Banca mondiale, per esempio, il Brasile è tra gli ultimi paesi in America latina e al 122° posto su 178 paesi a livello mondiale.
Il buon andamento dell'economia brasiliana è il risultato della politica rigorosa e coerente del presidente Lula e del contesto internazionale favorevole, in particolare dell'elevata domanda di materie prime. Il primo fattore è stato, però, il più importante, come hanno anche riconosciuto le agenzie di rating Standard & Poor's e Fitch con la recente promozione del Brasile a investment grade.