Controllo contabile? Non c'è alternativa
Controllo contabile e società di revisione. Da Enron in poi, tale abbinamento non è più sempre valutato in modo positivo. Ma cosa ne pensano le società italiane non quotate?
Una recente ricerca condotta dall'Osservatorio di revisione della Sda Bocconi in collaborazione con PricewaterhouseCoopers ha permesso non solo di capire quali scelte sono state effettuate con riferimento al soggetto cui affidare il controllo contabile, ma anche il grado di soddisfazione rispetto alla scelta operata. Le aziende che hanno partecipato alla ricerca sono 364: oltre ad essere non quotate, hanno un fatturato medio di 110 milioni di euro ed operano in settori non finanziari. Il 48% di tali società affida l'attività di controllo contabile a una delle differenti società di revisione (Big o non Big) operanti nel nostro paese, il 29% al collegio sindacale e il 22% a un revisore contabile.
Il campione complessivamente ha espresso un giudizio positivo rispetto ai benefici apportati alla sua azienda dalla scelta operata in tema di soggetto cui affidare il controllo contabile. Inoltre, gli amministrativi (direttore Afc, controller e internal auditor) hanno formulato un giudizio migliore rispetto a coloro che fanno parte del consiglio di amministrazione, i quali, però, hanno un potere maggiore nell'influenzare la decisione in merito ai soggetti cui affidare il controllo contabile.
I dati ci dicono anche che le società di revisione riescono ad apportare alla società controllata maggiori benefici rispetto al collegio sindacale o al revisore contabile. Infatti, il gruppo che mostra una soddisfazione media più elevata è appunto quello in cui il controllo è stato affidato a società di revisione, seguito dai soggetti che hanno incaricato di svolgere tale attività il collegio sindacale.
I dati suggeriscono anche che nel tempo i benefici percepiti tendono lievemente a diminuire: il gruppo dei soggetti che sia prima che dopo la riforma del diritto societario si avvaleva di una società di revisione è meno soddisfatto di coloro che solo a seguito della riforma hanno chiesto l'intervento di una società di revisione. Ma chi cambia non sembra trovare nel collegio sindacale o nel revisore unico una valida alternativa: coloro che prima della riforma avevano una società di revisione e dopo scelgono un soggetto diverso esprimono la soddisfazione più bassa.
Il quadro che emerge dai dati raccolti riportati premia, nell'opinione di chi conosce meglio l'ambito contabile (gli amministrativi), le società di revisione; analisi ulteriori indicano, però, come chi è più in grado di indirizzare le scelte in tema di controllo contabile (i componenti il cda) non abbia una chiara percezione differenziata dei benefici connessi alla scelta dell'uno o dell'altro tipo di revisore. Inoltre, i risultati suggeriscono che le società di revisione possono ulteriormente migliorare la percezione di utilità dei propri servizi coltivando in modo più attento le relazioni con i clienti storici, i quali nel tempo tendono a esprimere giudizi meno positivi, rispetto a chi ha avviato da poco una relazione con tali società.
Collegi sindacali e revisori contabili non sembrano, però, costituire alternative in grado di apportare pari benefici a coloro che in precedenza richiedevano l'intervento di una società di revisione. Infine, le società di revisione sono valutate in modo meno positivo dalle donne, rispetto agli uomini. Ciò può costituire un problema in prospettiva, soprattutto se, come già avviene in altri paesi, quote crescenti di donne arriveranno a occupare le poltrone che contano all'interno delle aziende, suggerendo alle società di revisione una maggiore attenzione alla gestione delle relazioni con l'altra metà del cielo.