Conciliare lavoro e famiglia si può fare, ma serve assertività
Si parla spesso di diversità e inclusione e di come promuoverle, ma è fondamentale avere ben in mente, prima, come ognuno recepisce e assorbe questi due concetti per poi poterne essere i validi alfieri. E per farli propri “non bisogna aver paura a partire, spostarsi geograficamente e viaggiare per lavoro perché sono queste esperienze di vita che ti aprono davvero agli altri”: arriva subito diretto il consiglio che indirizza alle studentesse e anche gli studenti di oggi Sara Liviero, alumna dell’Università Bocconi con una laurea in Economia aziendale e una specializzazione in organizzazione del lavoro. “Diversità e inclusione sono temi complessi poiché hanno al centro non solo gli individui ma anche le loro famiglie, i loro valori e portati storici e, negli ambienti professionali, i team di lavoro. Proprio nelle aziende è importante confrontarsi con persone e culture che rispecchino le differenti componenti delle comunità e della società, a cui un’azienda si rivolge. Da ultimo ma non meno importante, va ricordato che team professionali poco diversificati sono spesso anche poco creativi e innovativi”, rilancia Liviero che oggi è head of people in Apple e definisce e guida le politiche di gestione delle persone nei diversi paesi che segue, dal Sud Europa al Medio Oriente.
“Quando consiglio ai giovani di spostarsi geograficamente per fare inedite esperienze di lavoro, so bene che non è facile”, prosegue la manager con varie specializzazioni in gestione delle persone e delle culture, come quella conseguita alla Cornell University o il percorso di formazione executive InTheBoardroom by Valore D ed esperienze internazionali in Svezia, Inghilterra, Francia. “Spostarsi geograficamente è complesso anche perché può diventare difficile conciliare, per esempio, il lavoro con il desiderio di costruire una famiglia. Ma è assolutamente possibile conciliare i due aspetti della vita e l’apertura a fare proprie esperienze di vita e lavoro diversificate e arricchenti è una buona ragione per provare a bilanciare queste esigenze all’apparenza divergenti”. A questo scopo, in particolare per le giovani lavoratrici ma non solo, è utile sviluppare un certo grado di assertività: bisogna saper chiedere supporto sia sul lavoro sia per una equilibrata ripartizione del carico familiare nel privato, a giudizio dell’alumna.
Sara Liviero ha deciso di specializzarsi nella gestione delle persone in azienda proprio perché “da grande” voleva aiutare gli altri. Il sogno iniziale era laurearsi in medicina ma sarebbe stato un percorso complesso per la famiglia modesta da cui proviene. Invece, dal suo piccolo paese in provincia di Varese, ha deciso convintamente di frequentare la Bocconi. La svolta c’è stata durante i corsi in Organizzazione del lavoro e Gestione delle risorse umane, quando “ho realizzato che l’impegno per un impatto sociale poteva realizzarsi anche in un contesto organizzativo. Ho scoperto come sia possibile creare le migliori condizioni per lo sviluppo delle persone in azienda, creando un circolo virtuoso a favore del successo delle aziende stesse. Quello è stato il momento esatto in cui ho deciso di entrare nel mondo aziendale”.
Quindi, ritorna il desiderio di dare voce alle comunità di persone, nello specifico di dipendenti, e di ottenere un impatto concreto. Il caso specifico delle tematiche di genere diventa così emblematico per Liviero. “Bisogna creare condizioni di equità per cui le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini e, per farlo, occorre capire quali sono gli ostacoli. Di solito, sono di due ordini: educativo e di sistema”, prosegue la manager. “Sul primo si può lavorare aiutando le donne a sviluppare competenze che permettano loro di “non tirarsi indietro”. Il secondo dipende dal sistema paese, dove è necessario lavorare sulle strutture di welfare e sui meccanismi consolidati di selezione di posizioni apicali”. Questo il viatico di Liviero per il prossimo futuro.