Con Aldo Nove la poesia è in Bocconi
"Un poeta giovane è un poeta di cinquant'anni". Un'affermazione che suona paradossale, ma che spiega bene perché siano così pochi i poeti che vincono la sfida del tempo e perché, nonostante tutti si misurino con la poesia prima o poi nella loro vita, questa sia uno dei generi letterari meno letti. A chiarire il concetto è Aldo Nove, poeta e scrittore, che proprio sulla poesia terrà fino al 20 marzo un ciclo di otto incontri in Bocconi, organizzato nell'ambito dell'iniziativa Sapere a tutto campo.
Aldo Nove |
La poesia è "tecnica e tradizioni che consentono di usare in modo consapevole le regole ritmiche e timbriche del linguaggio", spiega Nove, all'anagrafe Antonello Satta Centanin, al centinaio di ragazzi in aula. "È svolta del respiro, ha a che fare con la fisicità della parola, con la vocalizzazione". Un'arte che vive della forma del linguaggio, ma spesso risulta ostica e, per questo, poco apprezzata dal grande pubblico. "I tempi di ricezione della poesia sono molto più lenti di qualsiasi altra arte e forma di comunicazione: la poesia è sempre una trasmissione da un'élite a un'altra e perché questo avvenga, occorrono decenni". Come nel caso di Alda Merini e Mario Luzi, entrambi consacrati in tarda età, o Amelia Rosselli, "forse la voce più originale della poesia italiana tra gli anni Cinquanta e Sessanta".
"Quando avevo sedici anni ho conosciuto a Roma il poeta Franco Buffoni", racconta Nove. "Non avere fretta di comunicare, mi ha detto, perché fare poesia è come prendere dei bot con scadenza ventennale. Allora non capivo, adesso so cosa intendesse dire: che cosa può determinare il valore di una cosa nel tempo se non il tempo stesso?". D'altronde l'autore di Woobinda e altre storie senza lieto fine, La più grande Balena morta della Lombardia e, insieme a Raul Montanari e Tiziano Scarpa, della silloge Covers. Nelle galassie oggi come oggi, Aldo Nove, che è nato a Varese solo 41 anni fa, ammette di essere una figura anomala e che gran parte del proprio successo la deve alla sua produzione di prosa.
Eppure, sebbene la poesia sia cibo per pochi eletti, Benigni che legge Dante in tv è un successone, come qualcuno fa notare in aula. "Conta molto il modo in cui si porge la poesia: Benigni è Benigni e Dante è aiutato dall'estrema sistematicità della sua opera, che si presta ad essere presentata al pubblico con efficacia. Non so quanto avrebbe successo Benigni, pur con il suo straordinario talento, nel presentare l'Orlando furioso". Insomma, tranne che in pochi casi ("come per Alda Merini, per la quale ha rappresentato una enorme cassa di risonanza") tv e poesia non vanno d'accordo. Ciò nonostante, è proprio grazie alla televisione che uno dei più potenti messaggi poetici della nostra epoca, la pubblicità, è veicolata ogni giorno.
Di poesia, dunque, c'è un bisogno profondo e continuo, indipendentemente dal suo successo. "Un grande critico letterario", conclude Aldo Nove, "sostiene che la poesia è un po' come lo zucchero: un concentrato che, diluito nel caffè, rende più piacevole la bevanda. Ma che dà la nausea, se viene consumato puro, a cucchiaiate".