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Persone Chiara Scotti

Chiara, dalla passione per i numeri, alla vicedirezione della Banca d’Italia

, di Diana Cavalcoli
Con un passato internazionale che l’ha portata ad essere anche vicepresidente della Federal Reserve Bank di Dallas, alle ragazze Chiara Scotti suggerisce: “Studiate tanto perché la competenza rende più liberi”

“Quando posso porto le mie figlie con me alle conferenze perché voglio che le persone vedano che sono una professionista e una mamma. E che è normalissimo.” Chiara Scotti è stata nominata a fine 2023 Vice direttrice di Banca d’Italia dopo una carriera internazionale che l’ha portata a essere vicepresidente per la Federal Reserve Bank di Dallas. Una carriera cominciata con una passione per i numeri già da ragazza. “Volevo studiare economia – racconta – ma con focus sugli aspetti quantitativi. Così mi sono iscritta in Bocconi dove mi sono specializzata in Economia monetaria e finanziaria internazionale.”

Un punto centrale nella sua carriera è l’Erasmus a Londra nel 1997. “Ero all’ultimo anno e quel viaggio mi ha aperto un sacco di porte. Parlando con i professori ho capito che volevo continuare a studiare e fare il PhD negli Stati Uniti perché era il posto migliore per specializzarsi in Economics.” Scotti conclude così il dottorato alla University of Pennsylvania e nel mezzo mette su famiglia. “Mi sono sposata – racconta – e ho avuto la mia prima bimba. Mi ricordo che in tanti, dai professori ai colleghi, mi dicevano che non era il momento giusto. Io invece ho insistito e non me ne sono mai pentita.” 

“Essere mamma – dice – mi ha aiutato moltissimo nel lavoro. Mi ha dato una nuova prospettiva rispetto alle priorità della vita e mi ha spinta a essere super efficiente perché avevo poco tempo. Mettevo a letto mia figlia e poi scrivevo la tesi di PhD fino a tarda notte.” La scelta di rimanere negli Stati Uniti si lega al lavoro del marito, allora professore alla Johns Hopkins University di Baltimora. Scotti cerca così lavoro alla Federal Reserve nella vicina Washington e dopo aver mandato l’application, “in formato cartaceo” specifica, viene assunta. Dice: “Rimasi sorpresa dalla semplicità del meccanismo di selezione. Guardano il tuo curriculum, valutano il tuo lavoro di ricerca (e quello che in gergo tutti chiamano job market paper), superi un colloquio in due fasi e vieni scelta”. Inizia così a lavorare nella banca centrale degli Stati Uniti d’America dove rimarrà per diciotto anni. “La grande soddisfazione è stata avanzare per meriti riconosciuti sul campo. Con l’ultimo ruolo è stato così, mi hanno contattata perché avevo un profilo in linea.” La scelta di trasferirsi è complicata dalla logistica familiare. “La prima figlia stava studiando in Bocconi, la seconda era alle superiori a Washington con mio marito. Io mi sarei dovuta trasferire a chilometri di distanza. L’opportunità però era imperdibile così abbiamo vissuto in tre posti diversi” ride. Per Scotti la soddisfazione era poter lavorare sul connubio tra ricerca e policy parlando anche con governatori, enti locali e internazionali. 

Sulla questione di genere spiega che è questione di tempo. “Sono sempre stata una delle poche donne ai meeting, però alla Fed devo dire che mi sono sentita genderless, l’importante era che facessi il mio lavoro.” Vero però che al tempo le donne non avevano nemmeno la maternità pagata. Dice: “Oggi abbiamo fatto passi avanti enormi. La mia esperienza in questo senso è stata difficile. Dopo la mia seconda figlia, una nascita con complicazioni in cui ho rischiato la vita, presi solo tre mesi di congedo non pagato perché non esistevano altre opzioni”. Da donna al vertice, alle ragazze Scotti suggerisce di studiare tanto “perché la competenza rende più liberi” e non aver paura di chiedere e cercare flessibilità una volta che arrivano i figli.