Contatti

Chi semina vento raccoglie tempesta

, di Lorenzo Cuocolo ed Edmondo Mostacci - docenti, rispettivamente, di diritto pubblico comparato e di diritto costituzionale alla Bocconi
I mali del Porcellum sono figli della mancanza di volontà dei partiti tradizionali di cambiarlo
Dall'alto: Lorenzo Cuocolo,
Edmondo Mostacci

Che il risultato delle elezioni politiche sia in parte il frutto dell'attuale sistema elettorale è un dato di per sé evidente. Accusata da tutte le voci del dibattito pubblico di produrre un parlamento di nominati, anziché di eletti, la legge elettorale in vigore e il fallimento dei buoni propositi per la sua riforma hanno alimentato la sfiducia del corpo elettorale nei partiti tradizionali e spiegato le vele di un movimento sorto in tempi assai recenti.

Limitare l'analisi a questo aspetto sarebbe però riduttivo e con tutta probabilità fuorviante.

Il dimezzamento, in termini di voti, dei partiti della vecchia maggioranza parlamentare e l'arretramento della forza che era in predicato di vincere con ben altro margine le elezioni hanno radici ben più profonde, sulle quali il sistema elettorale ha inciso in misura significativa. Infatti, in un sistema di democrazia competitiva, il sistema elettorale dovrebbe incentivare l'emersione di un indirizzo politico maggioritario dal corpo sociale. Al contrario, il premio di maggioranza rinuncia a compiere tale importante funzione, per accontentarsi di dichiarare "ex lege" maggioranza parlamentare la più ampia delle minoranze (la coalizione che ha vinto le elezioni). Parallelamente, la possibilità per i partiti di dare vita a coalizioni elettorali – rilevanti per l'assegnazione dei seggi – permette ai soggetti politici di competere non sul difficile piano della sintesi politica degli interessi contrapposti che emergono dalla società, ma su quello anche troppo agevole della mera sommatoria: si aggiungono alla coalizione soggetti nuovi, portatori di interessi ulteriori, i quali non si integrano ma si giustappongono a quelli già rappresentati in seno alla coalizione stessa.

Il risultato è quello di un sistema dei partiti che non è in grado di offrire sintesi politica alle istanze emergenti dal tessuto sociale, né di ordinare la loro soddisfazione in una scala di priorità e di finalità atte a costituire un indirizzo politico di maggioranza. Un sistema politico che, di conseguenza, non è in grado di assolvere in modo sufficiente al proprio principale compito e che ha prestato il fianco alle incursioni di un movimento nato e sviluppatosi al di fuori di esso.

Il sistema elettorale è poi anche alla base del difficile momento politico attuale, per via di un suo intrinseco strabismo. Il premio di maggioranza alla Camera è tributario di una chiara logica di democrazia competitiva: da un lato, la sua esistenza ha determinato fratture difficili da ricomporre in breve tempo tra i diversi schieramenti politici; dall'altro, il suo concreto operare ha reso la coalizione di centrosinistra indispensabile a qualunque ipotesi di futura maggioranza parlamentare; al contrario, l'operare del premio su base regionale al Senato, privo di una propria logica e figlio di correzioni in corsa ad un testo originariamente incompatibile con l'art. 57 della Costituzione, richiede oggi che si ricerchino, tra i partiti in Parlamento, gli accordi necessari a formare un governo, secondo logiche tipiche della democrazia consociativa due volte contraddette dal sistema elettorale della Camera dei deputati.

Fra tutte le critiche che sono state mosse al cd. Porcellum in questi anni, emerge dunque che le più fondate siano quelle che hanno trovato meno clamore negli indignados. Il tarlo, cioè, non è tanto la previsione di liste bloccate che (semmai in circoscrizioni più ristrette e senza candidature multiple) può anche avere un senso, bensì la previsione di un premio di maggioranza non così dissimile da quello che la legge Acerbo studiò per consentire al partito fascista di impossessarsi artatamente della Camera dei deputati. Se a ciò si somma la già accennata stortura di un premio "asimmetrico", cioè che funziona alla Camera su base nazionale e al Senato su base regionale, abbiamo tutti gli ingredienti "tecnici" per produrre un pantano politico come quello con il quale ci dobbiamo confrontare in questi giorni.

Di chi sono le colpe? Certo non si possono addossare alle formazioni politiche che, fino ad ora, erano fuori dal Parlamento: Movimento 5 stelle e Scelta civica per Monti. Quanto ai partiti tradizionali, è bene ricordare questo: quando – in una condizione di emergenza – fu formato il governo Monti, l'accordo era che l'esecutivo adottasse le misure impopolari e urgenti che le forza politiche non erano state in grado di approvare, e il Parlamento modificasse la legge elettorale. Si è verificata solo la prima parte dell'accordo, e non è un caso: nessun partito "tradizionale" ha davvero voluto modificare il Porcellum, rimanendo legato alle proprie opzioni di principio – il maggioritario di collegio, possibilmente a doppio turno, per il Pd; il proporzionale, con voto di preferenza, per le ex forze del Terzo polo; il proporzionale con premio di maggioranza per Pdl e Lega – e ai calcoli della vigilia elettorale (a partire dal Pd, convinto di "vincere facile" e di conquistare una significativa maggioranza di seggi in Parlamento).

Il risultato realmente conseguito è sotto gli occhi di tutti.