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Campus Life, oltre lo studio c’è di più

, di Pietro Masotti
Dopo le lezioni l’Università offre un ricchissimo catalogo di attività extracurriculari, che va dall’arte e la cultura al social engagement e che ogni anno coinvolge circa 7 mila studentesse e studenti

C’è una vita che comincia in Bocconi dopo la fine dell’ultima lezione della giornata. Una second life, anzi, una Campus Life, che percorre gli stessi corridoi e abita spazi paralleli, appena nascosti dietro a porte apparentemente uguali alle altre. Le riconosci perché, se fai silenzio, potresti sentire dietro di esse provenire della musica, voci allegre e battiti di mani… Non è la rivelazione di una Bocconi sotterranea, né tantomeno segreta, ma la conferma che, oltre all’offerta didattica, la proposta dell’università si apre a un ricchissimo catalogo di attività extracurriculari che ogni anno coinvolge più di 7mila iscritti. Nulla di improvvisato o di estemporaneo, ma una vera e propria officina di iniziative coordinate e gestite dall’ateneo attraverso le competenze e le attenzioni di una struttura specifica, Campus Life appunto, che è l’interlocutore di riferimento per le attività culturali e artistiche, di volontariato e social engagement, di counseling e wellbeing organizzate direttamente dall’università o dalle associazioni studentesche presenti in ateneo “Il nostro compito, in sintesi, è di organizzare questa parte dell’offerta dell’università”, riassume la responsabile della struttura, Stefania Testa, “ma anche quello di ispirare e di stimolare l’iniziativa degli studenti in questa direzione, creando un contesto favorevole perché anche i nuovi arrivati si lascino ingaggiare. Sono tempi non semplici per i giovani e crediamo sia importante preservare spazi di relazione fisica e incoraggiare la crescita della community attraverso l’incontro in presenza tra ragazzi”. 

Dunque, occhio all’agenda, al sito Bocconi, e alle comunicazioni che arrivano via mail perché le opportunità di cui approfittare sono molte. A cominciare dai corsi interdisciplinari di Arts and Humanities, dedicati a saperi e culture esterni al perimetro tradizionale delle lauree Bocconi, dunque lezioni e incontri che spaziano dalla fisica alla letteratura, dalla mediazione culturale alla geopolitica. Ma se la teoria non vi basta, c’è modo di passare anche alla pratica. “Dopo tante ore passate in aula, crediamo che i nostri studenti abbiano interesse e piacere nel muoversi e nel mettere le mani sulle materie artistiche nel senso letterale del termine”, spiega Alex Turrini, professore presso il dipartimento di Scienze sociali e politiche e direttore del corso di laurea magistrale in Economics and Management in Arts, Culture, Media and Entertainment. E allora via con corsi di canto, danza, teatro, videomaking e da quest’anno, appunto, anche pittura e scultura. Oltre a visite guidate a mostre, musei ed esposizioni, tour sul territorio, serate dedicate ed eventi in convenzione con enti e istituzioni culturali. “Nel campus Bocconi, insomma, ci sono anche margini per esprimere le proprie emozioni e persino per divertirsi. Non è proibito!”, ironizza Turrini. “Questi corsi extracurricolari, che dunque in effetti non danno crediti accademici, hanno però anche una valenza formativa perché aiutano a sviluppare competenze trasversali, ad aprirsi a interessi complementari, a crescere nelle relazioni con gli altri. Il corso di danza, per esempio, gestito da Marco Pelle, coreografo e docente di spettacolo, è un’occasione per mettersi alla prova, superare eventuali timidezze, acquisire sicurezza nella gestione del proprio corpo e delle proprie capacità. In questi aspetti, si può dire che non siano dunque del tutto slegati dal corso di studi”.

Temi, quello delle fragilità e, più in generale, del rapporto con il proprio corpo, che sono al centro di un altro scrigno di possibilità offerte dalla Campus Life in Bocconi e che racchiude, oltre al servizio di counseling vero e proprio, occasioni per approfondire aspetti di self empowerment e wellbeing. “Si va dai workshop sulle cosiddette soft skills, che dunque aiutano a migliorare le capacità di public speaking, business writing, decision making o problem solving, a corsi di supporto allo studio per la gestione dell’ansia o del tempo”, descrive Stefania Testa. “Ma andiamo anche oltre, suggerendo spazi e modi per prendersi cura di sé attraverso incontri dedicati ai corretti stili di vita, all’affettività, alla salute alimentare o del sonno, alle dipendenze in generale”. Sembra difficile da credere, ma nello spazio multifunzionale dove si concentrano molte delle attività della Campus Life, ci sono pure tatami e cuscini per concedersi sessioni di yoga, meditazione e mindfulness.

C’è poi un’altra area di attività, che risponde alla Terza missione dell’ateneo, ovvero quella dell’Impegno sociale, e che si occupa di offrire agli studenti la possibilità di donare il proprio tempo e le proprie energie sotto forma di volontariato a enti e organizzazioni non profit. Possono essere attività una tantum o collaborazioni continuative su alcuni progetti, come per esempio quello di Pane Quotidiano che vive proprio accanto al nuovo campus SDA. Il Desk volontariato ogni settimana mette in connessione le richieste con le disponibilità manifestate dai ragazzi tenendo conto di interessi e sensibilità e proponendo missioni sul territorio milanese ma anche all’interno dello stesso campus, per esempio con funzioni di tutoring per compagni con bisogni speciali e che si possono trovare in difficoltà in qualche aspetto della vita accademica. “Da quest’anno, inoltre, chi svolgerà almeno 50 ore di volontariato potrà ottenere un open badge”, conclude Testa, “ovvero un certificato elettronico dell’attività svolta, e rientrare in una lista di menzione di merito per l’impatto sociale, che sarà visibile nel proprio curriculum accademico anche da aziende ed enti esterni”.

Curriculum ed extra curriculum, insomma, si parlano sempre un po’ nelle attività della Campus Life, anche in quelle apparentemente più ludiche che vivono il loro apice durante la Performing Arts Night di maggio, la “notte prima degli esami” con la quale si festeggia la fine dei corsi accademici e non, dando libero sfogo alle proprie performance artistiche. “Il successo dell’iniziativa è dato dal fatto che non è un talent show, non c’è nessun aspetto competitivo”, precisa Turrini. “È una festa da godersi insieme, durante la quale mostrare ai compagni quanto si è imparato concedendosi anche il lusso di sbagliare e di dimenticare per un attimo l’obbligo di essere performativi e sempre focalizzati sugli obiettivi”.

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