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Calcio italiano e crisi: e' colpa del fisco?

, di Davide Ripamonti
Il 21 un convegno organizzato da Bocconi Law and Sports Students. Tra gli ospiti l'ex a.d. dell'Inter, Paolillo

A pochi giorni dalla finale tutta tedesca della Champions League, in anni caratterizzati dal dominio tedesco-spagnolo-inglese sul calcio europeo e con il pericolo francese alle porte, ci si interroga sul rapido declino competitivo delle squadre italiane e del campionato in generale. I grandi calciatori lasciano il nostro paese e guardano con sempre maggiore interesse ai campionati più ricchi e appassionanti oppure scelgono talvolta destinazioni più insolite (come la Russia o la Turchia) alla caccia di ricchi ingaggi. Ma perché il calcio italiano, fino a pochi lustri fa il più invidiato d'Europa, ora è costretto a inseguire e a guardare gli altri dal basso in alto?

Di questo tema si discute martedì 21, alle 18, in aula N17 del Velodromo di piazza Sraffa, nell'incontro "Calcio italiano: regime fiscale e competitività. Il regime fiscale dei calciatori e competitività delle società italiane nel mercato europeo", organizzato dall'associazione Bocconi Law and Sports Students, ospiti Ezio Maria Simonelli, presidente collegio dei revisori Lega Nazionale Professionisti serie A e B, Ernesto Paolillo, membro Uefa e amministratore delegato dell'Inter dal 2006 al 2012, Andrea Manzitti, docente di diritto tributario in Bocconi.

Non solo stadi vetusti, strategie di marketing insufficienti e la generale situazione di difficoltà del paese alla base della crisi del nostro calcio, ma, secondo alcuni, anche un regime fiscale sfavorevole rispetto a quello di altri paesi, in particolare la Spagna, molto più benevoli verso le società sportive e gli atleti che quindi possono godere di maggiore forza attrattiva.