Aziende familiari italiane: pluricentenarie perché nate per durare
La rivista nordamericana Family Business Magazine redige periodicamente una classifica delle aziende familiari più antiche del mondo. Nella nuova graduatoria annunciata a gennaio compaiono tredici aziende italiane, di cui sei tra le prime dieci. Scorrendo i nomi di queste aziende secolari si intraprende un viaggio affascinante nelle radici settoriali della nostra economia: dall'alimentare (con i vini di Ricasoli e Antinori e la liquirizia di Amarelli) al tessile, design e arredamento (con le ceramiche Deruta, i vetri Barovier e Toso, i gioielli Torrini, i tessuti di Fratelli Piacenza e Lanificio Conte), alla meccanica (le campane di Fonderia Marinelli e Colbachini, le armi Beretta) e ad altri segmenti manifatturieri e di servizi (le imbarcazioni di Camuffo, gli imballaggi di Cartiera Mantovana). Anche nel club mondiale degli 'Henokiens', composto da aziende controllate dalle medesime famiglie da almeno duecento anni, l'Italia conferma la sua pole position: tra i 40 attuali membri, 14 sono aziende italiane, e la metà di esse compare anche nella graduatoria di Family Business Magazine. E molte altre aziende familiari italiane, anche al di fuori delle classifiche, possono raccontare vite centenarie.
Pur nella varietà dei casi, si possono individuare alcuni tratti comuni ai 'campioni di longevità' con riguardo, in particolare, al tipo di settori e alla natura familiare della proprietà. Il tipo di settori ha consentito di sviluppare strategie di leadership in ambiti competitivi ristretti, con dimensioni e fabbisogni finanziari relativamente contenuti. La natura familiare della proprietà ha influito in vari modi: perpetuando valori imprenditoriali permeati da un forte senso della storia familiare; favorendo scelte strategiche fondate sul continuo miglioramento della qualità dei prodotti (che spesso hanno lo stesso nome della famiglia), sulla comunicazione attenta di tale qualità in tutti i suoi aspetti anche culturali, sulla capacità di valorizzare le persone e il territorio come fonti di competenze distintive, sul "capitale paziente"; attuando una gestione strategica sapiente dell'azienda e della famiglia. Sul fronte aziendale, occorre un lavoro continuo di affinamento e di verifica della validità delle strategie, contro il rischio di attaccamento miope alla tradizione, che può portare all'obsolescenza. Sul fronte della famiglia, occorre gestire in modo equilibrato la relazione con l'azienda: non a caso, molte imprese longeve hanno monitorato e talvolta bloccato la "deriva generazionale", ossia l'aumento del numero dei soci nel tempo. Al tempo stesso, è necessario curare la trasmissione dei valori imprenditoriali affinché in ogni generazione qualcuno voglia "continuare la storia".
Per le generazioni attualmente impegnate in questo percorso, le sfide per la continuità sono sempre più grandi. In particolare, sono sempre maggiori le spinte alla crescita anche nei settori tradizionali, e crescita e natura familiare dell'azienda non sono un binomio scontato. Non a caso sono scarsissime le sovrapposizioni tra la classifica delle aziende familiari più antiche e quella delle aziende familiari più grandi, anch'essa redatta da Family Business Magazine. Un motivo di pessimismo per chi oggi ha l'ambizione di durare nel tempo? Al contrario, uno stimolo ad affrontare le sfide con una visione lungimirante, ricercando i migliori talenti familiari e non familiari (manager, partner strategici e finanziari) per costruire insieme formule imprenditoriali eccellenti e un modello di impresa familiare adeguato ai tempi. I casi di successo insegnano che rispettare davvero la tradizione significa tramandare lo spirito innovativo dei fondatori.