Contatti
Opinioni

Arma a doppio taglio

, di Chiara Graziani - research fellow presso il Dipartimento di studi giuridici
Le norme che criminalizzano l'umiliazione delle vittime del terrorismo possono rafforzare la dignita' umana o minare le basi stesse della democrazia. Per non trasformarle in un autogol per la democrazia stessa occorre che politici e giudici ne abbiamo maggior consapevolezza

Sono passati venti anni dagli attentati dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Da quel momento, la lotta al terrorismo internazionale costituisce, in tutto il mondo, un punto chiave delle agende politiche. Quotidianamente, moltissime misure antiterrorismo vengono discusse, adottate e modificate per cercare di garantire la sicurezza dei cittadini e, soprattutto, la sopravvivenza della comunità statuale.

Tra le counter-terrorism measures, alcune hanno lo scopo di contrastare il c.d. discorso terroristico. In altre parole, si tratta di strumenti giuridici che criminalizzano i messaggi - in qualsiasi forma, anche online - che direttamente o indirettamente incitano o incoraggiano la commissione di atti terroristici, anche glorificando attacchi terroristici del passato (c.d. glorification of terrorism).

Se si guarda ai paesi dell'Unione europea (UE), nel corso degli ultimi due decenni quasi tutti i codici penali sono stati emendati o per introdurre ex novo disposizioni che sanzionano l'incitamento, l'apologia, persino la glorification del terrorismo (internazionale) oppure per inasprire la normativa già esistente. Per esempio, in Italia, l'art. 414 del codice penale è stato modificato nel 2015 con l'introduzione di un aumento di pena nel caso in cui l'apologia del terrorismo sia commessa attraverso strumenti informatici.

La criminalizzazione del discorso terroristico può certamente innescare una tensione tra la necessità di proteggere la sicurezza e la libertà di esprimere il proprio pensiero. Vi sono stati molti casi in cui le corti sono state chiamate a tracciare il confine tra il "discorso del terrorista" e la legittima espressione delle proprie ideologie (anche "estreme").

A questo scenario già complesso va aggiunto un altro aspetto. In alcuni paesi - una minoranza, in realtà, perlomeno considerando gli Stati membri dell'UE - le disposizioni penali che puniscono il discorso terroristico coprono esplicitamente le fattispecie in cui le vittime di atti terroristici (o i loro familiari) vengono umiliate. Queste norme prevedono sanzioni più elevate per l'umiliazione che per il discorso terroristico "ordinario". Ad esempio, ciò accade in Spagna (art. 578 del codice penale spagnolo) e in Lituania (art. 250 del codice penale lituano).

L'inclusione esplicita dell'umiliazione delle vittime nella stesura delle norme anti-terrorismo è senza dubbio concepita come un modo per proteggere la dignità della persona. Come ben noto, la dignità umana è un valore che fonda il costituzionalismo del secondo dopoguerra ed è stata definita come la "fonte" di tutti i diritti e le libertà garantiti dalle costituzioni contemporanee.

Pertanto, in linea teorica, le disposizioni che introducono uno specifico reato per punire l'umiliazione delle vittime dovrebbero essere guardate positivamente, in quanto valorizzano la dignità umana; quindi, almeno prima facie, esse potrebbero costituire una good practice. Tuttavia, bisogna considerare anche l'esistenza di alcuni rischi. In particolare, la criminalizzazione dell'umiliazione delle vittime potrebbe essere usata (rectius, abusata) per reprimere la libertà di espressione. In altre parole, le autorità pubbliche potrebbero strumentalizzare queste norme penali con il solo intento di contrastare il dissenso politico. Ciò è particolarmente probabile nelle c.d. democrazie incerte o illiberali, dove le politiche anti-terrorismo spesso nascondono strategie per mettere a tacere ideologie diverse da quella di governo. In tal caso, la ratio stessa delle disposizioni in questione verrebbe meno e, di conseguenza, la dignità umana finirebbe per essere violata.

Pertanto, le norme che criminalizzano l'umiliazione delle vittime del terrorismo sono armi a doppio taglio: da un lato, esse potrebbero perseguire il nobile scopo di rafforzare la tutela della dignità umana; dall'altro, però, potrebbero essere utilizzate strumentalmente e finire per minare le basi della democrazia. Questo rischio esiste, in verità, con riferimento a molte counter-terrorism measures, ed è importante che i policy-makers, così come le corti, ne tengano conto. In definitiva, le misure che usiamo per prevenire le minacce alla democrazia non dovrebbero mai trasformarsi in un autogoal per la democrazia stessa.