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Alessandro e le risorse di Emergency

, di Federico Farina
Laureato in Bocconi ora lavora per Gino Strada occupandosi dell'organizzazione delle missioni

Prima di scegliere il settore no profit come proprio orizzonte professionale, Alessandro Greblo ha voluto vestire tutti i panni possibili. Innanzitutto quelli di volontario, già negli anni del liceo. Poi quelli di studente di Economia, scegliendo Emergency come case history intorno alla quale costruire una tesi in economia. "Un giorno, durante il corso del professor Fiorentini, è venuta a parlare in aula Teresa Sarti, presidente di Emergency e moglie di Gino Strada", ricorda Alessandro, 29 anni, oggi coordinatore dell'ufficio risorse umane proprio di Emergency. "Il racconto della sua esperienza è stato decisivo per capire che lavorare in una no profit poteva essere un'esperienza altrettanto valida per un laureato in economia quanto quella in una società per azioni".

Un obiettivo ottenuto attraverso tante esperienze diverse, tra le quali uno stage

Alessandro Greblo in missione in Afghanistan

all'International trade center di Ginevra e una missione ad Addis Abeba, in Etiopia, per il ministero degli Affari esteri, nelle vesti di amministratore. "Alla fine, dopo tanto peregrinare, sono tornato a Emergency, dove oggi lavoro a tempo pienissimo per l'organizzazione delle missioni", spiega. "Recluto il personale medico, infermieristico e amministrativo, seguo la fase preparatoria alla loro partenza e tengo i contatti durante la loro missione, seguo le operazioni di rientro e i briefing conclusivi". Alla faccia di chi pensa che il lavoro in una no profit sia una versione soft e caricaturale di un impiego in un'azienda tradizionale.

"Ancora oggi mi capita di incontrare persone che, anche se non me lo dicono, si capisce che lo pensano. A queste spiego che Emergency, per esempio, ha un budget (2006) di circa 15 milioni di euro e gestisce 7 ospedali in Afghanistan, Sierra Leone, Cambogia, Iraq e Sudan con altrettanti programmi conclusi in altre zone di guerra e di emergenza". E non importa se, magari, lo stipendio è un po' inferiore a quello dei suoi colleghi impiegati altrove. "Può darsi che sia così", ammette. "Però ci sono anche indiscutibili vantaggi. Come quello di poter andare sul campo, nelle missioni. È il momento più bello e più emozionante, perché si tocca con mano il frutto delle fatiche e del lavoro fatto e tutto riacquista un senso".