Alberto Schiavon, l'atleta
Un po’ ammirati per il coraggio, un po’ disprezzati per lo scompiglio che creano sulle piste, gli “snowboardisti” sono considerati gli scapestrati dello sci. Alberto Schiavon, 27 anni, laureato in Bocconi nel 2002 nel Corso di laurea in economia delle istituzioni e dei mercati finanziari (Clefin), è però un professionista a tutto tondo, alle prese con le ultime gare prima delle Olimpiadi di Torino, l’avvenimento che per un atleta vale una carriera.
“Lo snowboard è alla sua terza partecipazione olimpica”, dice Alberto, “ma per la mia gara, il boarder cross, è la prima volta”. Un segno del destino, forse, che l’esordio olimpico della propria disciplina avvenga nel momento di massimo rendimento, nel pieno della carriera e dopo aver vinto una gara di Coppa del mondo, quarto successo italiano nella storia di questo sport. “Io a Torino ci vado per una medaglia”, conferma Alberto con convinzione, “come del resto molti altri atleti. Il boarder cross è una disciplina soggetta a tante variabili e il ventaglio dei potenziali vincitori è ampio, ma dovrò guardarmi soprattutto da francesi, canadesi e americani”.
Alberto è di Madonna di Campiglio, dove tuttora abita, e l’approccio con la neve è stato naturale.
Ma non lo sci tradizionale, che pure pratica, ma l’emergente snowboard, che regala brividi e permette di incanalare nei vincoli della tecnica e delle regole la propria sregolatezza e lo sprezzo del pericolo, che non è temuto, anzi quasi cercato.
“Il nostro è uno sport giovane, che ha grande presa sui ragazzi”, continua Alberto, “ormai circa il 30% di chi frequenta le piste da sci preferisce lo snowboard”. Ma per chi, come Alberto, decide di optare per la carriera agonistica lo snowboard significa anche sacrifici e duro allenamento. “Ci alleniamo tutto l’anno, d’estate saliamo sui ghiacciai per trovare le condizioni ideali, mentre in inverno ci sono le gare di Coppa del mondo, che si disputano soprattutto in Europa e nel continente americano. Poi giriamo filmati, facciamo foto ed esibizioni. In più c’è il lavoro..., perché di solo snowboard non si vive”.
Alberto, infatti, lavora come team manager presso la Arnette, azienda che produce occhiali, e si occupa di marketing, in particolare gestisce la pubblicità degli atleti, grazie alle numerose conoscenze nell’ambiente. “Ma grazie anche alla preparazione ricevuta in Bocconi, dove nonostante le gare e gli allenamenti che mi costringevano a estenuanti viaggi sono riuscito a laurearmi perfettamente in corso e poi a lavorare nel settore, il marketing sportivo, che più mi interessava”.
Le Olimpiadi però non sono solo il massimo evento sportivo a cui un atleta può partecipare, rappresentano anche una grande esperienza umana, come Alberto ha appreso dai racconti di atleti che vi sono già passati: “Mi aspetto molto anche da questo punto di vista, ci saranno atleti di oltre 80 paesi e alcuni anche molto famosi, sarà un’esperienza unica. Un altro desiderio che ho è che Torino 2006 diventi l’occasione per promuovere gli sport della montagna. In un paese sportivamente monoculturale come il nostro sarebbe questo il vero miracolo”.