1989: lo spartiacque dell’ordine mondiale
Quando divenne ministro degli Esteri, nel luglio del 1989, né Gianni De Michelis né i suoi colleghi del governo potevano immaginare che gli scricchiolii provenienti dall'Est avrebbero portato in pochi mesi al radicale mutamento dell'ordine mondiale. "Ci trovammo con il grosso problema di come mantenere la coerenza della nostra linea di politica internazionale e contemporaneamente adeguarla a un mondo in così rapido cambiamento", ha raccontato ieri l'ex ministro durante il secondo appuntamento de "I ministri degli Esteri raccontano", il ciclo di incontri organizzato da Bocconi e Fondazione Ugo La Malfa, moderato dal direttore de Il Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli.
La partita si giocava nell'ex blocco sovietico e "la scommessa era tra integrazione e disintegrazione: se non avessimo portato l'Europa a Est, la logica di disintegrazione avrebbe infettato anche noi". In quegli anni, secondo De Michelis, chi governava in Italia ebbe le giuste intuizioni sul piano della politica internazionale, nonostante la sorpresa degli eventi avesse lasciato tutti impreparati: "Prendemmo la giusta posizione nei confronti della Russia e di Gorbacev e capimmo meglio di altri la situazione in Cina, nonostante la tragedia dei fatti di Tien an men". Ma il pensiero va innanzitutto alla Germania. Il futuro del paese era nelle mani della politica internazionale: "L'idea dei paesi europei era di tenerla divisa ancora per 10-15 anni, mentre Helmut Kohl premeva per unificarla subito (perché solo così sapeva che avrebbe potuto vincere alle successive elezioni). Fu Andreotti a spingere il dialogo verso questa soluzione".
E se la questione tedesca gettò le basi per il futuro successo di Maastricht, l'ordine mondiale, all'indomani della caduta del Muro, ricevette uno scossone dal quale non seppe del tutto riprendersi. "Sono passati quasi 20 venti", ha spiegato De Michelis, "e non siamo riusciti a sostituire a quello un altro ordine". L'ex ministro si riferisce in particolare alla linea degli Usa, "che si sono illusi di poter reggere il mondo da soli. Non hanno capito e hanno insistito a imporre le regole del gioco. Non è un caso che la crisi di oggi", il riferimento è alle gravi difficoltà dei mercati azionari delle ultime settimane, "abbia avuto origine negli Usa. Gli Stati Uniti hanno perso definitivamente la loro egemonia".
Più in generale i problemi della nostra epoca, secondo De Michelis, originano in parte dalla mancata risposta politica di allora, dalla non definizione di un'adeguata proposta di lungo periodo. Due, le soluzioni ora possibili: portare a termine il negoziato del Doha Round e puntare sul ruolo dell'Europa, "vista la sua esperienza di 50 anni", nella definizione di un sistema economico basato sull'integrazione.
Un Europa che, tra l'altro, nonostante le critiche degli euroscettici, non poteva che non allargarsi di recente a 27 paesi, come ha sottolineato Arnaldo Forlani, ministro degli Affari Esteri dal '76 al '79: "È ovvio che, quando un progetto diventa molto ampio, gli obiettivi perdano di intensità, ma era impossibile ignorare l'esigenza di collegamento con l'Europa dei paesi vicini".
Forlani, che cominciò la sua esperienza di ministro degli Esteri nel governo Andreotti III, si è concentrato in particolare sull'ombra che il mondo diviso in blocchi proiettava sull'Italia e di come l'allora partito comunista italiano cominciò a prendere le distanze dall'Unione Sovietica. "Fu clamorosa l'affermazione di Berlinguer, che disse di preferire, tra i due, l'ombrello atlantico a quello dell'est. Il Pci aderì completamente alla politica estera italiana e questo documento diede il via al patto di solidarietà nazionale". Ma il ricordo di quegli anni è anche l'occasione per fare chiarezza sulla figura di Aldo Moro, che poco dopo cadrà vittima delle Brigate Rosse: "Moro non era così arrendevole col Pci come si voleva fare credere. Sosteneva, riferendosi all'adesione dei comunisti alla politica estera del governo, che non basta firmare un documento senza poi fare tutto ciò che è necessario per metterlo in pratica".