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Se l'unione monetaria e' meglio

, di Claudio Todesco
Cambi fissi o cambi flessibili? Monacelli spiega perche', in certe condizioni, i secondi non funzionano

Un sistema di tassi di cambio fissi è generalmente considerato indesiderabile nel caso di crisi che colpiscono un'economia in modo asimmetrico. La flessibilità del cambio è infatti una sorta di assicurazione che permette a un paese in recessione di contenere i costi della crisi. L'unione monetaria rappresenta un sistema di tassi di cambio irrevocabilmente fissi e quindi non desiderabile, a meno che non sia completata da un'unione fiscale che preveda meccanismi di redistribuzione tra paesi e trasferimenti. Questa logica viene messa in discussione da Tommaso Monacelli e Dominik Groll nel paper The Inherent Benefit of Monetary Unions.

Gli autori mostrano che esistono condizioni in cui un'unione monetaria può essere più desiderabile di un sistema di cambi flessibili. «L'argomento tradizionale secondo cui i tassi flessibili sono preferibili è vero solo in un mondo ideale, in cui le banche centrali hanno il massimo livello di credibilità, ovvero sono in grado di influenzare le aspettative degli operatori economici». In uno scenario più realistico, in cui i policymaker non sono interamente credibili, l'unione monetaria offre la possibilità di contenere la variabilità dell'inflazione (che è un costo che diminuisce il benessere sociale) attraverso un controllo indiretto delle aspettative. «La fissità dei tassi induce un aggiustamento persistente nel tempo degli indici di competitività relativa ed è un aggiustamento simile a quello che si avrebbe nel caso di perfetta credibilità della banca centrale. Questo vantaggio, a determinate condizioni, può più che compensare il costo derivante dalla perdita dell'assicurazione fornita dai tassi flessibili». Il paper smentisce l'idea secondo la quale l'unione monetaria è conveniente solo per chi ha una banca centrale forte o per chi si lega a un paese credibile. È invece un accordo conveniente anche quando viene stipulato fra due paesi che partono da situazioni di partenza sub-ottimali. Grazie alla formazione di un'unione monetaria, essi acquisiscono un capitale di credibilità che individualmente non hanno.

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