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Non aver paura degli zombie. O, almeno, non ancora

, di Jennifer Clark
Una nuova ricerca di Guido Tabellini mostra che il rischio di creare un sussidio nascosto per le imprese non competitive non dovrebbe trattenere i governi e le banche dal fornire credito alle imprese in difficolta' durante la pandemia COVID19

Quando le conseguenze economiche del lockdown sono diventate evidenti nella primavera del 2020, i governi si sono affrettati a fornire sostegno finanziario sotto forma di garanzie ai prestiti alle imprese in difficoltà. La necessità di agire velocemente per evitare un'ondata di fallimenti ha creato un potenziale aumento dei fondi che fluiscono verso imprese deboli o "zombie".

Ricerche precedenti hanno sostenuto che i prestiti alle imprese deboli ritardano la ripresa economica perché rallentano la riallocazione delle attività dagli usi a bassa produttività (gli zombie) a quelli produttivi, danneggiando le imprese sane in due modi: riducendo il flusso di credito bancario disponibile e creando una sorta di sussidio nascosto per le imprese non competitive. Valutare il potenziale impatto dei prestiti alle imprese zombie durante la crisi da COVID-19 è importante per la futura ripresa economica.

L'articolo "Identifying the Real Effects of Zombie Lending" (Oxford Review of Corporate Finance Studies),di Fabiano Schivardi (Luiss), Guido Tabellini (Bocconi), ed Enrico Sette (Banca d'Italia) contribuisce a un importante dibattito accademico e politico sostenendo che "non esiste un solido supporto all'affermazione che le politiche governative per sostenere i prestiti alle imprese avranno conseguenze negative a causa dei prestiti zombie".

Il trio di autori si basa su una loro precedente ricerca sullo zombie lending , "Credit Misallocation During the European Financial Crisis" (IGIER working paper 2020), che esplora la portata e le conseguenze della cattiva allocazione del credito in Italia durante e dopo la crisi dell'Eurozona. Infatti, mentre mantenere in vita gli zombie aumenta la cattiva allocazione del credito nel lungo periodo, farlo durante i periodi di crisi può avere effetti benefici a breve termine, come evitare i fallimenti e prevenire i licenziamenti. Gli autori lo provano utilizzando dati italiani secondo cui la maggior parte delle richieste di prestito durante la crisi proviene da aziende che erano finanziariamente sane prima dell'inizio della pandemia.

In secondo luogo, e forse in modo più cruciale, gli autori mostrano che il quadro utilizzato nella letteratura passata per identificare gli effetti negativi dei prestiti zombie sull'economia reale soffre di un serio problema di identificazione. L'articolo conclude che "il rischio che gli schemi di credito garantito dal governo creino un incentivo al prestito zombie non dovrebbe trattenere i governi e le banche dal fornire credito alle imprese durante la pandemia COVID-19: è essenziale per evitare che la crisi di liquidità spinga molte imprese solventi fuori dal mercato".

C'è una lezione per i regolatori, secondo Tabellini. "Dopo la crisi finanziaria, i politici hanno costretto le banche a ridurre il credito alle imprese zombie. Invece, ci sono benefici nel lasciare che il credito bancario fluisca nell'economia senza preoccuparsi troppo di essere selettivi su dove il credito va. Costringere le banche a riconoscere i loro crediti in sofferenza è importante in una seconda fase", sostiene.

VISITA il sito del Bocconi COVID Crisis Lab