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Il fallimento? Una componente del successo

, di Diana Cavalcoli
Rosa Scelsa, esperta di marketing e startupper, co-founder della piattaforma Jampy: “Fare startup non significa che puoi fare quello che vuoi, devi studiare sempre e tanto. Founder si diventa”

“Nel mio percorso mi sono resa conto che ci sono dei bias legati alla figura della donna, però li si supera e oggi non voglio essere supportata come startupper in quanto donna ma per l’idea che porto.” Startupper ed esperta di marketing, Rosa Scelsa è la co-founder di Jampy, la piattaforma made in Italy dedicata alla salute dei cani.

“Ho deciso di andare in Bocconi perché al tempo – erano gli anni dopo la crisi del 2008 – si parlava molto di pragmatismo nella scelta dell’università e volevo un percorso che mi aiutasse a entrare rapidamente nel mondo del lavoro.” E così è stato. Durante la specialistica in marketing sceglie l’Erasmus in Norvegia alla NHH Norwegian School of Economics vista “la grande passione per le culture nordiche” e si laurea nel 2012.

In un primo momento Scelsa si ritrova “nel vortice degli stage uno dopo l’altro”. Mikamai, Nestlè e l’editoria, lavorando in RCS, ma capisce presto che non è la sua strada. “Ero finita in un loop e stavo cercando di capire cosa fare effettivamente ‘da grande’, mi accorgevo di non divertirmi nel mio lavoro e per questo mi annoiavo in fretta” aggiunge. Tanto che pensa a un PhD a Copenaghen ma non viene presa. “Durante un viaggio a Berlino mando così cinque curriculum e in una settimana faccio cinque colloqui. Così sono entrata in HelloFresh, dove poi sono arrivata in due anni circa a essere Online Marketing Manager. C’era tantissimo da imparare: rispondeva finalmente alla mia voglia di stimoli nuovi ogni giorno.” 

Da qui inizia la carriera nel marketing che nel 2017 la porta a Hundred, la startup fondata a Berlino ma con sede a New York che si occupa di fornire piani nutrizionali personalizzati. Dice: “Vivevo una doppia vita, quindici giorni a Berlino e quindici a New York, sempre sull’aereo. Però mi piaceva: ho avuto modo di vivere nella Grande Mela che è davvero la città delle possibilità”. In più nell’ambiente delle startup essere creativi e portare innovazione “è un plus e infatti ho avuto modo di veder nascere i progetti che avevo ideato”.

Nel 2020 torna in Italia in Betterly, il nuovo brand del Gruppo De Agostini, ma l’avventura è di breve durata. Quello stop però diventa l’occasione per decidere di mettersi in proprio. “Ho contattato una mia vecchia amica che aveva competenze complementari alle mie e ci siamo buttate senza paura del fallimento: è una componente del successo perché ti insegna sempre qualcosa.” L’idea di puntare tutto sulla Pet Economy nasce dall’esperienza personale “e dai problemi quotidiani dei miei amici che avevano cani e che al supermercato non trovavano prodotti di qualità”, oltre che da uno studio attento del mercato e dell’industria in cui l’innovazione procede a rilento. Dice: “È un progetto ambizioso che è stato disegnato per mettere in pratica quello che avevo imparato in ambito marketing ma evitando gli errori che avevo visto fare o fatto lungo il cammino”. L’approccio per fare impresa: “Consiglio ai giovani di essere umili nel lavoro, fare startup non significa che puoi fare quello che vuoi, devi studiare sempre e tanto, posto che founder per me si diventa. A livello generale la regola d’oro per me è stata: cambiare lavoro o azienda quando la curva di apprendimento si appiattisce”.