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Educazione finanziaria si', purche' di qualita'

, di Davide Ripamonti
Siamo agli ultimi posti nelle classifiche mondiali per quanto riguarda le conoscenze in ambito finanziario. Eppure negli ultimi tempi sono sorte molte iniziative di sensibilizzazione e istruzione sul tema. Al Comitato Edufin, diretto da Donato Masciandaro, il compito di promuoverne la qualita'

I dati restano negativi, ma qualche segnale in controtendenza incomincia a manifestarsi. Se infatti nel 2020 l'Italia era venticinquesima (su 26 paesi) per quanto riguarda le conoscenze in materia economica e finanziaria da parte della popolazione in ambito Ocse, stime più recenti indicano un interesse in crescita soprattutto nelle fasce d'età più giovani. Anche se il livello di comprensione generale rimane piuttosto basso, con ricadute negative sia sulla sfera personale dell'individuo sia su quella collettiva, perché una maggiore consapevolezza economica e finanziaria è indispensabile per consentire al paese di innovarsi e prosperare. Ne parliamo in questa intervista con Donato Masciandaro, professore ordinario presso il Dipartimento di economia dell'Università Bocconi e nuovo direttore del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin) del Ministero dell'Economia e delle Finanze, di cui fanno parte anche i rappresentanti di quattro ministeri e quattro istituzioni di vigilanza. Il Comitato ha il compito di programmare e promuovere le iniziative di sensibilizzazione ed educazione finanziaria, per contribuire a migliorare le competenze dei cittadini italiani in materia di risparmio, investimenti, previdenza, assicurazione.

Aumentare le proprie conoscenze in ambito finanziario è davvero così importante?
Sì, e per almeno due ragioni. La prima è che migliora la capacità di fare delle scelte economiche, dall'altra aumenta la consapevolezza di essere cittadino. Sono due vantaggi che si intrecciano e si rafforzano l'uno con l'altro. Quanto più infatti sei consapevole di quello che fai sul piano economico, tanto più ti senti cittadino e questo aiuta sia il sistema economico a crescere sia la comunità ad avere cittadini più consapevoli.

Vi è poi un terzo aspetto, relativamente recente, che è quello della realtà virtuale e digitale di cui ognuno di noi, ma soprattutto i più giovani, fa parte.
Ciascuno di noi fa parte di reti, che possono essere reti fisiche, possono essere piccole comunità, possono essere reti virtuali. Il singolo individuo si trova davanti a una serie di scelte inedite: le monete diventeranno sempre di più elettroniche, avremo presto l'euro digitale. Inoltre, tutti i servizi bancari e finanziari sono sempre più digitali.
In generale, finanza, assicurazione e previdenza passano attraverso questo intreccio tra reti sociali e realtà digitale. Quindi almeno tre ragioni per cui l'alfabetizzazione è cruciale e di riflesso almeno tre ragioni per cui l'educazione finanziaria diventa via via più importante.

A chi spetta allora il compito di educare finanziariamente i cittadini?
L'educazione finanziaria può essere offerta sia da soggetti privati sia da istituzioni pubbliche come, per esempio le istituzioni di vigilanza e di controllo, che sono già attive. Il nodo cruciale a questo punto non è la quantità di educazione finanziaria che abbiamo a disposizione, ma sempre di più la sua qualità.

La cui valutazione è uno degli ambiti di cui si occuperà il Comitato di cui è direttore.
Un ambito direi cruciale. Quando il Comitato è stato istituito per la prima volta, nel 2017, la priorità era iniziare a parlare di educazione finanziaria. In un certo senso, vi era problema di quantità. Oggi c'è sempre di più un problema di qualità: occorre capire chi produce iniziative di educazione finanziaria, e quale è la qualità di quello che ai diversi utenti viene offerto. Il Comitato dovrà sempre di occuparsi questo durante i tre anni del mandato.

Un compito delicato. Come intendete procedere?
L'obiettivo è quello di avviare una evoluzione, che sia al contempo coraggiosa e prudente. Deve essere un'evoluzione, proseguendo l'attività che il Comitato, negli anni scorsi, ha già avviato la definizione di linee guida per il riconoscimento delle iniziative di educazione. Ma bisogna avere il coraggio di rendere l'azione di riconoscimento sempre più sistematica ed incisiva. Allo stesso tempo bisogna essere prudenti, perché bisogna tenere sempre conto del vincolo di bilancio, che ci impone, soprattutto in questo delicato momento per il nostro paese, di valutare bene il modo in cui viene utilizzato ogni singolo euro pubblico.

Un altro tema sensibile è quello della scuola. Come si pensa di introdurre l'educazione finanziaria tra le materie da studiare?
Il nostro Paese non ha ancora una normativa che riguarda l'educazione finanziaria. Il legislatore si sempre il legislatore si è trovato davanti a un bivio: da un lato l'educazione finanziaria poteva essere materia a sé, dall'altro poteva diventare parte dell'educazione civica. Oggi è in discussione un disegno di legge che ha optato per la seconda strada, che ritengo la più saggia.

Che cosa non la convinceva della prima opzione?
In un mondo ideale sarebbe la soluzione perfetta. Ma come fare in poco tempo a reperire le risorse e le competenze? Roma non fu fatta in un giorno. La seconda opzione definisce un percorso graduale di sensibilizzare dei ragazzi e dei docenti alle tematiche economiche e finanziarie, all'interno dell'educazione civica. Una scelta realistica, l'alternativa avrebbe rischiato di rimanere lettera morta.

All'estero, si dice, sono più avanti. E' davvero così?
Negli Stati Uniti ci sono state iniziative volte proprio a introdurre nei percorsi di studio l'educazione finanziaria. Quello che il Comitato deve fare è guardare, oltre al territorio, anche all'estero. Partendo dalla sostanza di quelli che una volta erano dettagli; occorre avere, per esempio, un portale non solo in italiano, come è adesso, ma anche con una versione inglese. E' necessario essere pronti a dialogare con gli altri Paesi, e con le organizzazioni internazionali, come l'Ocse. La qualità è anche quello. Occorre provarci. Con coraggio e prudenza. Almeno non avremo rimpianti.