Dalle macchine che imparano nascera' una nuova rivoluzione industriale
L'informatica che abbiamo conosciuto fino a oggi non esisterà più. Il genio è fuori dalla lampada: "L'Intelligenza artificiale (Ai) è il nuovo paradigma tecnologico che ci porterà a una nuova rivoluzione industriale, un po' come è accaduto nei primi anni Duemila con l'avanzata di internet". Nader Sabbaghian all'epoca c'era: nel 2001 ha fatto parte del founding team di Bravo Solution, oggi è general partner di Capital 360 e Academic Fellow in Università Bocconi, dove insegna Technology and innovation management, e docente all'MBA di SDA Bocconi School of management. "L'informatica classica - dice - è deterministica, permette di automatizzare i processi solo se istruita con gli algoritmi. L'Ai è altro: la macchina acquista capacità cognitive, impara dai suoi errori e migliora nel tempo". I fondi di venture capital ci scommettono: secondo i dati di Dealroom, tra il 2021 e il 2022 sono stati investiti 167 miliardi di dollari in startup dell'intelligenza artificiale. In Italia 401 milioni in 59 round.
Quali sono le prospettive per il mercato?
Enormi. C'è l'opportunità di creare nuovi modelli di business e nuove startup, ma con l'Intelligenza artificiale possiamo anche migliorare i processi aziendali. L'Ai funziona se abbiamo a disposizione una grande potenza di calcolo e una vasta quantità di dati, condizioni essenziali per risolvere equazioni enormemente complesse a costi accessibili. L'Ai ora inizia a entrare nella quotidianità, ma con la velocità impressa dal mercato entro il prossimo decennio vedremo prodotti e servizi di massa generati dall'intelligenza artificiale.
Chi fa innovazione su cosa deve puntare per attrarre capitali?
Deve individuare soluzioni concrete per problemi molto specifici da risolvere. Gran parte della sfida imprenditoriale è individuare il segmento specifico che possa contare su molti dati per addestrare i modelli. Noi siamo più portati a puntare sul Narrow Ai, con le startup ben focalizzate sul loro target: due anni fa abbiamo investito in Pallon, una società svizzera che automatizza il processo di ispezione delle vie fognarie. Un'attività complessa, oggi fatta con le sonde che registrano il tracciato poi visionato da un essere umano. Un'attività lenta che si può fare in modo molto più preciso con l'Ai una volta che ha imparato a riconoscere le falle della rete. Pallon ha sfruttato i primi clienti per raccogliere dati, ma ora dopo migliaia di chilometri ispezionati l'Ai ha imparato abbastanza e comincia a sostituire l'uomo per poter fare questo lavoro in autonomia.
Qual è l'insegnamento per i founder?
Meglio essere i migliori del mondo a fare una cosa super specifica che cercare di realizzare una grande ambizione. Noi sappiamo quanto è difficile: i founder che vengono da noi con un'idea spesso non hanno ancora neanche il prototipo del prodotto e se la loro idea è troppo ampia faranno fatica a realizzare ciò che vogliono.
Dove dovrebbero concentrarsi gli aspiranti imprenditori?
Sono due le vere tematiche interessanti che permetteranno di cambiare radicalmente la società: lo sviluppo di sensoristica avanzata e la Generative AI, l'intelligenza artificiale creativa che parte da ChatGPT.
Sensori, quindi hardware. Qual è il legame con i modelli di Ai?
Bisogna risolvere problemi nel mondo fisico, non solo sui nostri computer: dovremo usare l'intelligenza artificiale per passare da un mondo di automazione a un mondo di autonomia. Oggi abbiamo robot sofisticatissimi che non hanno capacità cognitive; per far fare questo passo all'Ai abbiamo bisogno di uno sviluppo importante della sensoristica. Bisogna investire molto sulle tecnologie di sensing adatte a creare macchinari che possano navigare nel nuovo mondo come noi umani.
La Generative Ai permette invece a un computer di ragionare come noi.
Non pensavo che nella mia vita sarei riuscito a vedere qualcosa del genere. Stiamo costruendo i presupposti perché la macchina non solo impari a fare ciò che sappiamo fare, ma vada oltre. L'Ai fino ad ora non lo faceva, era un problem solver. La Generative Ai emula l'atto dell'innovazione umano, combina la conoscenza pregressa per creare qualcosa di nuovo. Siamo ancora alle versioni beta, eppure software come ChatGPT sono già da pelle d'oca. Quello che conta è la tecnica di base: i programmi verranno presto utilizzati per la ricerca scientifica perché saranno capaci di prendere tutta la conoscenza, contestualizzare le informazioni e trasformarle in qualcosa di nuovo.
L'Ai rivoluzionerà interi settori economici: dobbiamo essere più spaventati o affascinati?
I prossimi vent'anni saranno molto interessanti dal punto di vista dello sviluppo economico, ci sarà un'altra rivoluzione industriale. E come tutte quelle del passato avrà degli stravolgimenti importanti. Ma la tecnologia non la si può frenare, ormai è saltata fuori e dobbiamo capire come adattare il nostro modo di sviluppare le risorse umane alle regole del nuovo mondo. L'essere umano sa adattarsi e lo faremo anche adesso, imparando a fare impresa. Lo Stato dovrà fare in modo che la tecnologia si sviluppi in un modo non distruttivo e sarà chiamato a tutelare nella transizione chi subirà l'impatto maggiore dalla crescita dell'Ai.