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A differenza di quelle pubbliche, la sola pressione dell’opinione pubblica non è sufficiente per rendere trasparenti le imprese private circa il loro impatto ambientale. Servono incentivi più forti o una regolamentazione diretta perché abbandonino le pratiche dannose

Le aziende pubbliche e private dell'industria petrolifera e del gas degli Stati Uniti rispondono in modo diverso alle pressioni dell'opinione pubblica e alle normative ambientali, in particolare quando si tratta di divulgare le sostanze chimiche utilizzate per la fratturazione idraulica (fracking). È interessante vedere come queste aziende modifichino il loro comportamento di fronte all'aumento dei requisiti di trasparenza sull'uso di sostanze chimiche potenzialmente dannose.

Per esplorare questo aspetto, in una mia ricerca ho analizzato un ampio set di dati con oltre cinque milioni di ingredienti chimici utilizzati in più di 170.000 pozzi in 20 Stati. Uno degli aspetti principali emersi è che le aziende pubbliche - quelle quotate in borsa - hanno molte più probabilità di ridurre l'uso di sostanze chimiche tossiche e di aumentare la trasparenza delle loro operazioni. Perché? Perché sono sottoposte a pressioni da parte di investitori, azionisti e pubblico. Devono mantenere le apparenze e sono più propense ad allinearsi alle crescenti aspettative ambientali, sociali e di governance (ESG). Queste aziende rispondono al controllo dell'opinione pubblica rivelando di più su ciò che fanno e riducendo l'uso di segreti commerciali, che possono essere visti come un modo per nascondere le loro attività dannose.

Le aziende private, invece, sono una storia diversa. Non essendo sottoposte allo stesso livello di controllo, hanno più libertà di mantenere i segreti - e spesso lo fanno. Quando la pressione dell'opinione pubblica aumenta, queste aziende tendono a usare i segreti commerciali per nascondere l'uso di sostanze chimiche tossiche, soprattutto quando si profila il rischio di conseguenze normative. In altre parole, invece di essere più trasparenti, le aziende private spesso raddoppiano la segretezza.

Uno degli aspetti più interessanti di questa ricerca è stato l'utilizzo delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 come shock esogeno. L'elezione di Donald Trump ha segnalato un cambiamento verso un ambiente normativo più indulgente, in quanto la sua amministrazione ha annullato oltre 100 regolamenti ambientali. Dopo le elezioni, ho riscontrato che le aziende private hanno iniziato a segnalare un maggior numero di sostanze chimiche tossiche e hanno ridotto le loro rivendicazioni di segreti commerciali. Sembra che, con l'attenuarsi del timore di norme più severe, le aziende private si siano sentite più a loro agio nel rivelare ciò che stavano facendo. Le aziende pubbliche, invece, hanno continuato a seguire pratiche più trasparenti, riducendo l'uso di sostanze chimiche tossiche e diminuendo le rivendicazioni di segreti commerciali.

Un altro dato interessante è quello che io chiamo “effetto spillover”. Anche in un ambiente meno regolamentato, ho scoperto che le aziende private a volte imitano il comportamento delle loro controparti pubbliche, soprattutto quando queste ultime ottengono buoni risultati. Ad esempio, nelle aree in cui le aziende pubbliche con pratiche più pulite gestivano pozzi altamente produttivi, le aziende private vicine avevano maggiori probabilità di adottare metodi simili e più ecologici.

Le implicazioni di questi risultati sono cruciali per i politici. Se la pressione pubblica può essere uno strumento potente per indurre le aziende pubbliche ad adottare pratiche più rispettose dell'ambiente, non è sufficiente per le aziende private. Poiché le imprese private sono sottoposte a minori controlli, hanno bisogno di incentivi più forti o di una regolamentazione diretta per abbandonare le pratiche dannose. Altrimenti, ci ritroviamo con un sistema in cui le aziende pubbliche fanno la cosa giusta perché devono, mentre le aziende private continuano a operare sottotraccia.

Questa ricerca evidenzia l'importanza dell'eterogeneità delle imprese e ci ricorda che le politiche uniche non sempre funzionano. Le aziende pubbliche, spinte dalle pressioni degli azionisti e del pubblico, potrebbero adottare pratiche più ecologiche, ma le aziende private hanno bisogno di una spinta più forte. Se vogliamo un vero progresso ambientale, i politici devono riconoscere queste differenze e creare politiche che assicurino che sia le aziende pubbliche che quelle private siano ritenute responsabili. Mentre la trasparenza può spingere le aziende pubbliche a ridurre la loro impronta ambientale, non possiamo aspettarci gli stessi risultati dalle aziende private senza ulteriori misure di regolamentazione.

Cosa significa tutto questo? In sostanza, se da un lato la pressione pubblica e la divulgazione di informazioni possono incoraggiare cambiamenti positivi, dall'altro non sono sufficienti da sole a determinare miglioramenti ambientali diffusi. Per i settori in cui le aziende private giocano un ruolo sproporzionato nell'impronta ambientale, abbiamo bisogno di politiche che le colpiscano più direttamente, perché quando si tratta di responsabilità ambientale, la trasparenza e la responsabilità dovrebbero essere richieste a tutte le aziende, non solo a quelle che devono rispondere agli azionisti.