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Opinioni Premio Nobel per l'economia

Annunciati i vincitori del Premio Nobel per l’economia di quest’anno

, di Andrea Costa
Le reazioni dei docenti Bocconi al riconoscimento per Acemoglu, Johnson e Robinson

Tre economisti hanno vinto il Premio Nobel per i loro "studi su come le istituzioni si formano e influenzano la prosperità". Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson si divideranno il premio, che prevede un riconoscimento in denaro di 11 milioni di corone svedesi (1 milione di dollari). Il Comitato del Nobel ha messo in evidenza che il riconoscimento è stato assegnato ai tre economisti per aver spiegato perché "le comunità con un debole stato di diritto e istituzioni che sfruttano la popolazione non generano crescita o cambiamenti positivi".

Abbiamo chiesto ad alcuni docenti Bocconi di commentare le ricerche premiate:

Il Nobel a Acemoglu, Johnson e Robinson per certi versi non è una sorpresa. Le loro ricerche da tempo approfondiscono il tema dell'impatto che la qualità delle istituzioni hanno nel promuovere la crescita e lo sviluppo, e nella riduzione delle disparità tra Paesi. Si tratta inoltre di ricerche che fanno largo impiego di evidenza empirica longitudinale, il che non può che essere apprezzato da quanti considerano il metodo storico quale componente fondamentale nelle scienze sociali.

Il Premio Nobel per l'Economia 2024 è stato assegnato a Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson per la loro influente ricerca sull'effetto delle istituzioni sullo sviluppo economico. Il loro lavoro dimostra che le istituzioni politiche ed economiche giocano un ruolo cruciale nel determinare gli esiti economici di lungo periodo.

Un aspetto chiave dei loro contributi si basa sull'uso dell'esperienza coloniale come esperimento naturale per studiare come le istituzioni influenzano l'economia. Le loro ricerche dimostrano che, quando i colonizzatori europei potevano insediarsi in luoghi con bassa mortalità, instauravano istituzioni analoghe a quelle europee, favorevoli allo sviluppo di economie prosperose. Al contrario, nelle regioni in cui i coloni subivano condizioni avverse e alta mortalità, instauravano invece istituzioni estrattive, progettate per sfruttare le risorse locali. Inoltre, le colonie che erano più ricche nel 1500 sono ora relativamente povere, perché i colonizzatori hanno instaurato istituzioni più estrattive in aree inizialmente prosperose per sfruttarne le risorse. I vincitori del Premio Nobel sostengono che queste configurazioni istituzionali sono persistite nel tempo, continuando a influenzare le prestazioni economiche oggi, poiché le regioni con istituzioni estrattive tendono ancora ad avere risultati economici peggiori.

Questa analisi li ha portati a sperimentare nuovi approcci interdisciplinari allo studio dello sviluppo economico, come la combinazione di esperimenti naturali storici e modelli teorici per affrontare questioni macroeconomiche.

La loro ricerca evidenzia come le economie non possano essere comprese isolatamente dal loro contesto politico—un tema estremamente rilevante nel mondo di oggi, dove i conflitti, l'autoritarismo e le disparità economiche sono in aumento. I loro studi suggeriscono che lo sviluppo economico non richiede solo politiche economiche efficaci, ma anche inclusività istituzionale: solo quando le persone partecipano attivamente alla vita politica ed economica delle loro nazioni e quando le istituzioni impediscono l'accentramento del potere e la monopolizzazione delle risorse, è possibile una crescita sostenibile. I risultati ottenuti dalla loro ricerca sottolineano l’importanza duratura delle istituzioni per promuovere la crescita economica e ridurre le ineguaglianze globali.

Nel 1993, Douglass C. North ricevette il premio Nobel per aver dimostrato che, nell’economia, “history matters”, ovvero la storia conta. Oggi, Acemoglu, Johnson e Robinson lo ricevono per aver usato la storia in un modo “che” conta: per indagare i fattori istituzionali che, nel lungo periodo, portano alcune società a divenire ricche, e condannano altre a rimanere povere. E lo hanno fatto con una grande capacità di comunicazione, ricordando a tutti che le scienze sociali, per adempiere pienamente al proprio compito, devono essere capaci di presentare i propri risultati in un modo comprensibile a tutti.

Il Premio Nobel per l'Economia 2024 è stato assegnato ad Acemoglu, Johnson e Robinson e celebra il loro contributo innovativo alla comprensione di come le istituzioni plasmino la prosperità economica. La loro ricerca innovativa ha dato vita a una letteratura straordinariamente ricca nel campo dell'economia politica e dello sviluppo, promuovendo l'uso di fonti di dati non convenzionali e di approcci quasi sperimentali per affrontare questioni complesse e di vecchia data. La loro ricerca non solo ha ridisegnato il campo, ma ha anche dato vita a nuove prospettive sull'economia, promuovendo la creatività nello scoprire fenomeni sociali profondi e fondamentali. Se da un lato il loro approccio innovativo ha generato intuizioni e discussioni di grande impatto, dall'altro il loro lavoro ha gettato le basi per una nuova generazione di studiosi che hanno portato sul tavolo nuovi metodi e rigore per verificare e avanzare le ipotesi fondamentali di una letteratura consolidata e in crescita.

Acemoglu, Johnson e Robinson hanno trovato modi e metodi per usare la storia per capire il ruolo delle istituzioni e della tecnologia nel determinare le possibilità di sviluppo di un paese.

Risorse naturali e geografia sono importanti, ma istituzioni e tecnologia lo sono di più, ed essendo esse modificabili dall’uomo diventa importante capire come e quando sono modificabili nella direzione giusta.

Il loro lavoro è una pietra miliare su questa strada di comprensione dello sviluppo.

Il Premio Nobel assegnato ad Acemoglu, Johnson e Robinson sottolinea il ruolo cruciale che le istituzioni politiche, e di conseguenza quelle economiche, svolgono nel plasmare lo sviluppo economico. Il loro lavoro sulle istituzioni coloniali ha risolto una sfida empirica importante — trovando un modo ingegnoso per identificare l'effetto a lungo termine delle istituzioni sulla prosperità — e ha rivelato come le istituzioni inclusive promuovano la crescita, mentre quelle estrattive portino alla stagnazione. Le loro intuizioni sul ruolo delle istituzioni nella crescita economica continuano a motivare e stimolare il lavoro di molti economisti e scienziati politici, con importanti implicazioni per i policymaker.