L'X Factor? La gestione del rischio
In senso tecnico, l'economia individua la resilienza in una performance finanziaria, o meglio, un extra rendimento, che l'azienda ottiene in confronto a un benchmark che coincide con la media del mercato di riferimento. Una definizione sufficiente in tempi di pace, ma che non spiega quali siano effettivamente i fattori che determinano queste extra performance durante una crisi. "In un nostro studio abbiamo scelto di esaminare un ampio campione globale di aziende in base a tre caratteristiche: la sostenibilità, la trasparenza e la gestione del rischio, per valutare quanto ciascuna delle tre abbia influito sul loro attuale successo", illustra Ariela Caglio, associate professor di Management Accounting e direttore del Double Degree Bocconi-ESSEC.
Già durante la fase uno della pandemia, il gruppo di ricercatori (che include Gaia Melloni, Assistant Professor of Accounting e Janet Su, PhD candidate, dell'HEC University of Lausanne), ha dunque iniziato a comporre il dataset, integrando le informazioni raccolte nel Datamaran COVID-19 Tracker, che cattura le disclosure relative al COVID di mille aziende, con le performance ESG di Refinitiv e con dati più tradizionali sull'andamento economico finanziario. Si è creato così il campione di riferimento, un panel nel quale le imprese Usa, le più numerose, pesano per il 57%, quelle italiane per il 3%.
"Quello che vediamo emergere in queste prime analisi è che, purtroppo, le iniziative e le performance di sostenibilità sociale e ambientale passate non sono state un vaccino così efficace come molti sostengono", analizza la docente. "Più decisiva, per la tenuta delle imprese, è stata la loro capacità di gestione del rischio, ovvero quella fase che subentra dopo la sua identificazione e valutazione. Chi ha tempestivamente messo in campo azioni di mitigazione del rischio ha avuto riflessi positivi sui propri mercati di riferimento già nella prima fase della pandemia".
La ricerca però non si è fermata a questa evidenza, ma è voluta scendere nella descrizione delle diverse conseguenze che si verificano in base agli ambiti sui quali grava il rischio. "Secondo il COVID-19 Tracker di Datamaran ci sono 11 aree di indagine; abbiamo osservato che quando il rischio incrina tre di queste, ovvero Business Disruption, Supply Chain e Capitale Umano, l'impatto della crisi è inevitabile. È come se, nonostante le eventuali contromisure messe in atto dalle imprese e le dichiarazioni rese nelle disclosure, il mercato le vedesse più vulnerabili e quindi meno affidabili". Un altro aspetto della ricerca ha riguardato proprio i toni utilizzati nelle disclosure da parte delle aziende. "C'è un'interessante relazione negativa tra il grado di resilienza riscontrato e l'ottimismo manifestato nelle dichiarazioni", conclude Caglio. "L'impression management, insomma, non sembra funzionare in tempi di crisi. Oggi più che mai contano la sostanza e l'obiettività"
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