
Le disuguaglianze si ereditano, ma alcuni Paesi le cancellano
La povertà non è solo una sfida del presente: spesso segue i bambini fino all’età adulta, perpetuando un ciclo di difficoltà. Un nuovo studio di Zachary Parolin (Dipartimento di Scienze sociali e politiche Bocconi), scritto in collaborazione con Gøsta Esping-Andersen (già presso lo stesso Dipartimento), Rafael Pintro-Schmitt (dottorando alla UC Berkeley) e Peter Fallesen (Università di Stoccolma) e pubblicato su Nature Human Behaviour, esamina questa persistenza intergenerazionale della povertà in cinque Paesi ad alto reddito: Stati Uniti, Australia, Danimarca, Germania e Regno Unito. La ricerca rivela forti differenze nell’efficacia con cui queste nazioni aiutano i bambini a sfuggire alla povertà, evidenziando il ruolo critico delle politiche pubbliche.
I risultati sono convincenti. Negli Stati Uniti, un bambino cresciuto in povertà ha il 43% di probabilità in più di essere povero da adulto rispetto a chi non ha sperimentato la povertà. La Danimarca, invece, mostra un tasso di persistenza di appena l’8%, grazie ai suoi robusti sistemi di aiuto sociale. Australia, Regno Unito e Germania si collocano tra questi estremi, con tassi di persistenza rispettivamente del 21%, 16% e 15%.
Perché gli Stati Uniti arrancano e la Danimarca prospera?
Lo studio evidenzia i fattori chiave alla base di queste variazioni. In Danimarca, i sistemi pubblici hanno ridotto efficacemente la povertà compensando gli svantaggi familiari. Gli Stati Uniti, invece, si affidano in larga misura alle famiglie per superare le sfide, con uno scarso intervento statale per alleviare le difficoltà economiche. La Germania e il Regno Unito hanno mostrato un moderato successo combinando il sostegno pubblico con livelli di base più bassi di povertà infantile, mentre i tassi di persistenza dell’Australia riflettono il suo approccio misto alla politica sociale.
Negli Stati Uniti, tuttavia, le deboli reti di sicurezza sociale non riescono a colmare il divario. Lo studio evidenzia quella che definisce una “penalizzazione da povertà residua” in America, una misura degli svantaggi non spiegati legati alla povertà infantile. Anche tenendo conto di fattori come l’istruzione, l’occupazione e la struttura familiare, i bambini americani provenienti da famiglie povere rimangono fortemente svantaggiati. Ciò lascia intendere che le caratteristiche sistemiche, come l’accesso limitato all’assistenza sanitaria a prezzi accessibili e l’inadeguatezza dei sistemi di sostegno, svolgono un ruolo significativo. “Se gli Stati Uniti adottassero le politiche fiscali e di trasferimento di Paesi come il Regno Unito, la persistenza della povertà potrebbe diminuire di oltre un terzo”, afferma Zachary Parolin.
Come è stato condotto lo studio
Per scoprire questi modelli, Parolin e i suoi coautori hanno analizzato numerosi dati che seguono gli individui dall’infanzia all’età adulta. Si è cercato di determinare il grado in cui fattori quali la struttura familiare, l’istruzione dei genitori e le politiche statali influenzassero i risultati della povertà. La ricerca ha preso in considerazione anche “mediatori” come l’istruzione e l’occupazione, e l’efficacia delle tasse e dei trasferimenti (prestazioni sociali) nel ridurre il rischio di povertà.
Questo approccio ha permesso di scomporre il problema, mostrando non solo la forte persistenza della povertà, ma anche il motivo per cui essa persiste. In Danimarca, ad esempio, lo studio ha rilevato che anche quando il background familiare influenzava pesantemente i risultati, gli interventi statali spesso compensavano questi effetti. Nel frattempo, negli Stati Uniti, i programmi sociali limitati lasciano che siano le famiglie a sopportare il peso delle conseguenze della povertà, con pochi interventi statali per colmare il divario.
Un invito all’azione
Questo studio sottolinea dunque una verità ineludibile: la persistenza della povertà non è inevitabile e le politiche pubbliche fanno la differenza. L’esempio della Danimarca dimostra che investire nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nel sostegno alle famiglie può trasformare i destini delle generazioni future. Al contrario, gli Stati Uniti mostrano i pesanti costi che comporta trascurare questi sistemi. Per i politici, il messaggio è chiaro. Per spezzare il ciclo della povertà è necessario rafforzare le reti di sicurezza e affrontare le barriere sistemiche. Come dice Zachary Parolin, “la storia della povertà è plasmata, in gran parte, dalle politiche che scegliamo. Abbiamo gli strumenti per spezzare il ciclo: è soprattutto una questione di volontà politica”.