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Persone Gloria Verzella

La mia scelta in Polizia, per avere un impatto sociale

, di Pietro Masotti
Laurea in Giurisprudenza, poi la vittoria del concorso per Commissario e di quello in Magistratura. Oggi Gloria Verzella è il nuovo Dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Chieti: “Mi sono resa conto di quanto sia edificante il lavoro in Polizia e di come possano essere valorizzate la finezza e la ricchezza legislativa italiana che invece tante volte sono vissute come un freno”

“E pensare che Giurisprudenza non volevo farla. Tutti mi ripetevano che c’erano già troppi avvocati... Leggendo il sito Bocconi ho scoperto che in realtà la laurea apre a molte professioni diverse e mi sono lanciata nell’avventura a Milano”. Partita dall’Abruzzo, Gloria Verzella ha cominciato così il percorso netto che l’ha portata in pochi anni a ottenere la laurea con lode, l’abilitazione alla professione forense, la vittoria del concorso per Commissario di Polizia e, da ultimo, anche a quello in Magistratura. Da maggio, a nemmeno 30 anni, è il nuovo Dirigente dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Chieti. “Alla fine della laurea ho avuto la conferma che fare l’avvocato non faceva per me. Restando nell’ambito delle legal firm e degli avvocati d’impresa avevo timore di rimanere un tecnico del diritto e di non partecipare al processo di affermazione delle leggi nel contesto sociale. Volevo invece fare qualcosa che avesse un impatto sulla realtà e in questo senso non avrei potuto scegliere destinazione migliore della Polizia di Stato, anche se all’inizio è stata una decisione più istintiva che consapevole perché non era un ambiente familiare. Mi sono resa conto invece di quanto sia edificante il lavoro in Polizia e di come possano essere valorizzate la finezza e la ricchezza legislativa italiana che invece tante volte sono vissute come un freno. Durante i mesi trascorsi in collaborazione diretta con il Questore, ho avuto l’evidenza di come l’autorità di pubblica sicurezza applichi le norme per garantire a ciascuno di poter esprimere le proprie libertà. È il principio scolpito nel motto della Polizia, “Sub lege libertas”: libertà e sicurezza non sono concetti antitetici, ma in dialogo continuo. Per me questo significa contribuire al progresso sociale, costruire un mondo migliore… e anche dare un senso a tutto il mio percorso di studi”.

Dall’unità che Gloria dirige dipendono le Volanti, la sala operativa, l’ufficio denunce. Un incarico a stretto contatto con il territorio e con le persone, fisicamente impegnativo ed emotivamente esposto alla drammaticità degli eventi. Difficile da conciliare con la sfera privata. “Questa carriera ha oggettivamente un impatto importante sulla vita personale. Ma non è detto che debba essere sempre così. A periodi diversi della vita possono corrispondere attività diverse, la Polizia ha così tante sfaccettature che si può essere utili in molti modi. Certamente il Dirigente dell’Ufficio Prevenzione non è un ruolo come un altro, richiede presenza, orari lunghi, e non concede molte distrazioni. Chi sta con noi deve accettare la particolarità del lavoro in Polizia; anzi, deve vederla come un valore aggiunto, non come un limite alla vita insieme”.

Ma c’è un altro tema delicato che il Commissario Verzella conosce molto bene essendo, lei donna, a capo di una maggioranza maschile. “Capita a volte che qualche collega in servizio da più tempo fatichi ad accettare il mio ruolo, ma tutto si risolve collaborando e facendo prevalere quello spirito di corpo che lega come in una famiglia chi opera in Polizia. Sta anche a noi donne non aver timore di affermare il nostro valore di fronte a chi magari fatica a riconoscerlo. Per altro, se tra le volanti la maggioranza del personale è maschile, tra i Dirigenti i rapporti si invertono. Il lavoro fatto negli ultimi vent’anni per avvicinare le donne alla carriera nelle forze dell’ordine, e più in generale alle posizioni di dirigenza o comando, sta dando i suoi frutti. Il bello di essere in un organo pubblico inoltre, è che, alla parità numerica, ne seguono altre, tra cui quella, non scontata purtroppo, di un equo salario”.