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I flussi di pendolari, non i mezzi utilizzati, favoriscono la diffusione del COVID

, di Fabio Todesco
Due ricerche Bocconi indicano che si sarebbero registrati 2.300 morti in meno tra marzo e aprile 2020 se i flussi di pendolari delle citta' italiane fossero piu' bassi del 10%. A parita' di flussi, mezzi pubblici e privati sono ugualmente pericolosi

Bergamo è la città italiana che al picco della prima ondata di COVID, a marzo 2020, ha registrato l'eccesso di mortalità più alto rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque anni precedenti. In quel mese i decessi (+428,95%) si sono più che quintuplicati. Bergamo è anche la città italiana con il più alto tasso di pendolarismo rispetto alla popolazione residente: sommando i pendolari in entrata e quelli in uscita, si arriva al 52,4% della popolazione, secondo i dati dell'ultimo censimento.

Questi dati hanno spinto Marco Percoco e Mattia Borsati del GREEN, il Center for Research on Geography, Resources, Environment, Energy and Networks della Bocconi, e Michele Cascarano (Banca d'Italia) a indagare il legame tra i flussi di pendolari e la diffusione della pandemia, concludendo che si sarebbero registrati 2.300 morti in meno nei mesi di picco della pandemia (1.300 vite risparmiate a marzo e 1.000 ad aprile) se i flussi di pendolari delle città italiane fossero più bassi del 10%.

"La connessione di una città con il territorio circostante e i flussi di pendolarismo sono caratteristiche positive in tempi normali, indici di vivacità economica che si trasforma in ricchezza e benessere, ma si sono rivelati fatali con la pandemia", spiega Percoco, direttore del GREEN. "Queste variabili contribuiscono anche a spiegare perché il coronavirus si sia diffuso più velocemente nel Nord che nel Sud Italia: al Nord, infatti, i flussi di pendolarismo sono molto forti anche in città relativamente piccole come Bergamo, Lodi o Lecco".

Il risultato suggerisce, inoltre, che la scala regionale, su cui si decidono oggi la gran parte gli interventi restrittivi di contrasto alla pandemia, è troppo ampia. "L'intervento prioritario è su città molto connesse e con una struttura produttiva che rende problematico lo smartworking", prosegue Percoco.

In un secondo lavoro di ricerca, gli stessi Percoco e Borsati insieme a Silvio Nocera (IUAV Venezia) hanno constatato che i flussi pendolari hanno effetti moltiplicativi sulla diffusione del COVID indipendentemente dalle modalità di trasporto utilizzate da chi si muove. "In altre parole", spiega Percoco, "mentre la relazione tra mobilità e diffusione del contagio è evidente, non abbiamo riscontrato una relazione più forte nelle città in cui l'utilizzo dei mezzi pubblici è più diffuso. La mobilità, e non la scelta del mezzo di trasporto, è uno dei più importanti driver del contagio, il che non significa che si possano avere meno cautele sui mezzi pubblici, ma che se ne devono avere altrettante anche quando si utilizzano altre modalità di trasporto".

I due lavori sono confluiti nell'attività del COVID Crisis Lab dell'Università Bocconi.

Mortalità in eccesso e pendolarismo in alcune cottà del Nord Italia

Città Mortalità in eccesso Pendolarismo Città Mortalità in eccesso Pendolarismo
Bergamo 428,95% 52,84% Aosta 83,94% 35,90%
Lodi 348,20% 45,84% Bolzano 59,84% 25,37%
Lecco 154,50% 48,13% Torino 36,99% 22,91%
Milano 86,18% 36,59% Trieste 17,58% 9,43%




Mattia Borsati, Michele Cascarano, Marco Percoco, 2020. "Resilience to health shocks and the spatial extent of local labourmarkets: evidence from he Covid-19 outbreak in Italy". GREEN Working Paper Series ISSN 1973-0381, n. 12.

Mattia Borsati, Silvio Nocera, Marco Percoco, 2020. "Questioning the spacial association between the spread of Covid-19 and transit usage in Italy". GREEN Working Paper Series ISSN 1973-0381, n. 11.