Dietro l'intervento occidentale nella caduta dei regimi
Negli ultimi anni è cresciuto il dibattito sul regime change, sull'opportunità cioè che i paesi occidentali intervengano per rovesciare regimi ostili, com'è avvenuto in Libia nel 2011. «Ma è stato un dibattito più giornalistico che accademico», nota Livio Di Lonardo del Dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico della Bocconi. In uno studio in corso con Scott Tyson e Jessica Sun della University of Michigan, Di Lonardo affronta l'argomento partendo da alcune domande: quali sono gli effetti di una minaccia esterna sulla capacità di sopravvivenza di un regime? E quando è possibile utilizzare l'opposizione interna per deporre un dittatore? Per rispondere, gli autori distinguono fra il caso in cui la minaccia interna al regime è allineata in termini di interessi generali con l'attore esterno (per esempio gli Stati Uniti o una colazione internazionale) da quello in cui non lo è. Nel primo caso, il regime quasi certamente cade, ma per mano di chi? Chi prende in carico i costi del rovesciamento del regime?
«Pur minacciando intervento militare in prima persona, l'attore internazionale ha l'interesse a evitare una campagna militare e spinge affinché sia l'opposizione interna ad agire. A sua volta, la fazione interna anti-regime preferisce delegare l'abbattimento del regime all'attore internazionale. Offrire supporto economico e militare alle fazioni di opposizione interna non risulta essere sufficiente a incentivare la fazione interna a agire a meno che la minaccia di intervento non sia molto severa. La fazione interna agisce qualora l'intervento di un attore esterno imponga al paese costi troppo elevati». Nel caso in cui la minaccia esterna e quella interna non siano allineate, il regime ha una probabilità di sopravvivenza elevata. È lo scenario siriano. «L'attore esterno è spinto alla prudenza dalla presenza di un'opposizione interna ostile, che il regime non è perciò incentivato a sopprimere. L'opposizione interna è una polizza assicurativa per rimanere al potere».
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