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Didattica

17 squadre alla ricerca della strategia vincente

, di Davide Ripamonti
Un business game e' il protagonista della fase finale del corso di Corporate Strategy, per imparare a realizzare i maggiori ricavi ma anche a rispettare l'ambiente e la societa'

17 squadre, lo stesso prodotto da vendere, la stessa clientela di riferimento. Per il resto, la più ampia libertà di manovra possibile, per vedere alla fine chi avrà realizzato il profitto maggiore, ma non solo, perché l'indice di performance sarà legato anche a dinamiche ecologiche e di corporate social responsibility. Il business game che conclude il corso di Corporate Strategy (nell'ambito del corso di laurea in International management) ha coinvolto circa 130 studenti che, suddivisi in gruppi, "hanno dovuto vestire i panni dei manager per mettere in pratica quanto imparato nella parte teorica del programma", spiega Giada Di Stefano, docente del corso insieme a Charlie Williams.

"In ogni team gli studenti fanno la parte dei membri del comitato esecutivo di un'azienda, incaricati delle diverse funzioni (Ceo, marketing and sales, production, HR, R&D, finance), decidendo autonomamente chi fa cosa", continua la docente. "Gli studenti prendono le decisioni al pc (anche da remoto – l'abbiamo fatta durante il lockdown ed erano ognuno a casa loro, con meeting su Teams o Blackboard). E poi a scadenze regolari tutti i dati vengono messi a sistema e si vede com'è andato l'anno. Alla fine del periodo stabilito (per noi 5 anni) si vede chi ha generato più valore". I team in gara sono stati distribuiti in tre fasce geografiche, Americas, Europe Middle East e Africa, Asia e Australia, con tre team assegnati a ogni area. Il prodotto che ognuno doveva commercializzare, denominato Table T, aveva lo stesso prezzo di partenza. Da quel momento in poi, spazio alla fantasia e, soprattutto, alla strategia: "I ragazzi devono prendere decisioni sulla base delle analisi di mercato, quali tecnologie sviluppare, a quale segmento di mercato rivolgersi, dove espandersi, se mettersi in partnership con altre squadre", riprende Di Stefano, "il tutto in un arco temporale di cinque anni. Al termine di ogni anno si inviano i dati al computer che li elabora e decreta chi ha fatto meglio".

Pregio di questo business game, che si è disputato tra le squadre in un intero weekend, per non interferire con le altre attività didattiche, è che ogni risultato è chiara conseguenza delle decisioni prese, come sempre quando si adotta una buona strategia. "Si è trattato di una simulazione molto reale e interattiva, in cui abbiamo lavorato come una vera squadra", dice Maria Vittoria Celli, una delle studentesse coinvolte, "durante le giornate di gara, suddivise in sessioni di 40 minuti che rappresentavano simbolicamente un anno, dovevamo illustrare le nostre strategie, giustificare le decisioni e, in base al target individuato, elaborare una politica dei prezzi coerente, perché fare scelte coerenti è alla base del corso di strategia". Nessun rammarico, per Maria Vittoria, per non aver potuto lavorare in presenza: "Anzi, l'aver lavorato in remoto ha rappresentato un vantaggio. Maggiore facilità a coordinarsi e minore confusione. Ognuno ha potuto portare il proprio mattone".