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Il file rouge della complessità identitaria
“In nessun modo potevo aspettarmi di diventare la persona che sono oggi, né dal punto di vista personale, né professionale. Negli anni Duemila in Italia non c’era una rappresentanza etnico culturale così varia all’interno delle aziende e faticavo a trovare figure manageriali che potessi sentire rappresentative della mia complessità identitaria”. Marilucy Saltarin, manager responsabile dell’area Diversity, Inclusion & Belonging di Golden Goose, ripensa così ai propri esordi in Bocconi da studentessa, curiosa del futuro e con un’identità da definire come “third culture individual”. “Durante l’università ho iniziato a capire che crescere in una cultura diversa rispetto a quella di uno dei miei genitori rappresentava una ricchezza di visioni di cui mi sono fortemente appropriata a livello identitario. E che mi ha portato anche al lavoro che faccio ora”. Oggi Marilucy Saltarin si occupa di strategie per la Diversità, Equità e Inclusione nelle aziende, un ruolo che comprende sia l’attenzione all’equità dei processi di selezione, carriera e valutazione delle persone, ma anche la gestione di comunicazione, cultura e training nelle imprese con l’obiettivo che “tutte e tutti si sentano a proprio agio nell’ambiente di lavoro al di là delle proprie caratteristiche demografiche e del background”. “L’insieme di skills necessarie per svolgere questo ruolo, che quando ho fatto l’università non esisteva, le ho costruite strada facendo”, continua la manager. “All’inizio della mia carriera desideravo lavorare in una grande azienda dei media, meglio se in tv… parliamo dei primi anni 2000, Facebook era appena nato e le IPO come Netflix; Prime Video e Disney Plus ancora non esistevano. Dopo il triennio in Management per l’arte, la cultura e la comunicazione, mi sono iscritta all’ACME (Economics and Management in Arts, Culture, Media and Entertainment), trovando e ottenendo un prestito d’onore erogato da Intesa Sanpaolo e, pur avendo dovuto rinunciare ad alcune esperienze, per esempio a uno stage a New York che non sarei riuscita a sostenere economicamente in quel momento, ne ho potute fare altre e raggiungere il mio obiettivo entrando in aziende come FOX, Rai e Sky”.
“Pensavo che il mio sogno si sarebbe fermato lì, ma col tempo ho capito qualcosa di più importante, il perché di quel sogno: volevo vedere più rappresentazione nei contenuti audiovisivi, e non solo, vale a dire una varietà di persone più ampia e rappresentativa della società in spazi dove, fino ad allora, non erano state previste, come per esempio una boardroom”. Dopo anni di attivismo in azienda negli Employee Resource Group, Marilucy Saltarin passa al primo ruolo dedicato alla diversity&inclusion proprio in Sky e i temi sociali diventano il focus della sua carriera. “Oggi c’è grande attenzione ai temi identitari e culturali e di conseguenza esiste un mercato del lavoro. L’appartenenza, però, non basta, servono competenze specifiche molto varie per occuparsi di inclusion: dagli aspetti legali e di compliance a quelli di comunicazione, al linguaggio inclusivo”. La volontà di crescere in questo ruolo ha portato Saltarin a mettersi alla prova nella consulenza in Boston Consulting Group e, in seguito, ad accettare il ruolo su scala globale in Golden Goose. “La sfida è meravigliosa e complessa”, prosegue l’ex alumna bocconiana. “La DE&I è una materia che cambia di giorno in giorno e a seconda della latitudine perché è molto cultural sensitive e connessa al contesto sociale, politico e culturale. E va affrontata in un’ottica olistica e intersezionale”. Per chi vive sulla propria pelle una difficoltà legata all’affermazione della propria identità, tuttavia, la presenza di modelli può essere una risorsa preziosa. “Pensate ai video della reazione che alcune bambine nere hanno avuto vedendo la protagonista del live action de “La Sirenetta” di Disney. Siamo esseri osmotici, reagiamo al contesto. E nessuna e nessuno di noi dovrebbe “fittare” in nessuna forma se non nella propria”.
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