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Due settori a confronto al Bocconi & Jobs

, di Marianna Fragonara Ciancio
"Turismo" e "Fashion and Design" al 2° appuntamento del 2005

La quarta edizione del Bocconi&Jobs, manifestazione volta a promuovere il dialogo e lo scambio di informazioni tra il mondo del lavoro e studenti, laureati e diplomati master universitari Bocconi, è stata un successo. Il 7 novembre scorso erano presenti 41 aziende, di cui 5 studi legali, 5 società che si occupano di revisione e consulenza fiscale e 16 banche. Attenzione particolare, in questo secondo appuntamento dell'anno, è stata riservata agli scenari del "Turismo" e del "Fashion and Design", ai quali sono stati dedicati due seminari. Durante la mattina, Loy Puddu, responsabile Area di Politica del Turismo del MET (Master universitario in Economia del turismo), ha coordinato il convegno "Le professioni nel mondo del Turismo", che ha visto la partecipazione di testimoni di importanti aziende di settore come: Bti Italia, Club Med, Costa Crociere, Hilton, I Viaggi del Ventaglio, Metha Hotel group, Starhotels, Valtur.
Nel pomeriggio si è invece tenuta una tavola rotonda su "La selezione e l'inserimento dei junior manager nelle aziende della moda del lusso e del design", coordinata da Stefania Saviolo, co director del MAFeD - Gruppo Sistema Moda, e con la partecipazione di Giorgio Armani, Tod's e Gucci Group e Prada.

Intervista a
Stefania Saviolo
Condirettore MAFED, SDA Bocconi
Magda Antonioli
Direttore MET, Master in Economia del turismo
Giuseppe Loy Puddu
Responsabile Area di Politica del Turismo del MET

Fattori di successo e attuali criticità del "Settore Fashion and Design" e del "Settore Turismo" in Italia e nel mondo: quali sono le aree in crescita e in quali occorre invece portare innovazione?

Saviolo Le aziende della moda fronteggiano oggi molteplici sfide riconducili al tema della gestione di un sistema complesso:
·segmentazioni trasversali del mercato e del consumatore in termini di età, potere d'acquisto, stile di vita (multisegmento);
·gestione simultanea del canale diretto/retail e indiretto/wholesale (multicanalità);
·gestione di posizionamenti multipli in termini di linee e marchi (multibrand);
·posizionamento dello stesso brand su diversi mercati con diverse politiche di pricing, diversi formati retail e differenti percezioni da parte del cliente finale (multinazionale).
Di fronte a questo scenario le aziende, soprattutto italiane, presentano mediamente alcuni punti di debolezza. In particolare quelle della moda finora non hanno accettato di buon occhio chi viene dall'esterno. Pensiamo all'area del retail: con la crescita di importanza dei marchi e delle reti dirette, la ricerca di profili per quest'area è aumentata enormemente. Tuttavia l'approccio nel settore è stato per lungo tempo estetico (alla ricerca del negozio più bello e più grande). Solo ora ci si sta rendendo conto che gestire il retail vuol dire renderlo profittevole; il che richiede visione d'insieme del processo (dal prodotto al punto vendita), capacità analitiche e di people management, di costruzione del servizio.

Antonioli e Loy Puddu I due grandi nemici del turismo, in Italia come all'estero, sono l'improvvisazione e la speculazione, intese come mancanza di formazione, giustificata fondamentalmente da un comparto cresciuto troppo velocemente - senza nulla togliere a operatori eccellenti – anche su risposte affrettate dettate sia dall'abbondante presenza di turisti sia, talvolta,dalla forte concentrazione di "materie prime": si pensi ad esempio ai beni culturali come adattamento a interessi dettati da "rendite di posizione", e quindi con scarsa etica a vantaggio di interessi di tipo personale. A questa situazione generale si aggiunga poi, sempre più accentuata, la fondamentale necessità di agire in gruppo, di fare rete, di procedere con azioni promozionali che coinvolgono più attori. Tutti fattori che impongono a un comparto così importante a livello nazionale (con le ricadute indotte arriva a coprire un 10% della creazione del PIL) di uscire da un spazio di tipo residuale, per posizionarsi quale settore produttivo strategico per il paese. Tuttavia, nonostante la situazione generale e gli inevitabili momenti di crisi, il settore non manca di mostrare, soprattutto negli ultimi anni, segnali positivi e incoraggianti.

Negli ultimi anni i profili dei laureati che entrano in questi due settori sono molto cambiati. Quali competenze e attitudini richiedono le aziende, oggi, a coloro che intendono iniziare il loro percorso professionale in tali ambiti? E quale contributo può portarvi un laureato in Economia?

Saviolo È una realtà che spesso le scuole di management, i consulenti, gli studenti master vengono percepiti come degli intrusi. Ma dall'altra parte si è forse peccato spesso di superficialità: fornire strumentazione vera vuol dire riuscire a entrare veramente nel cuore delle aziende e non mettere in bella copia ciò che le aziende fanno già.
La sfida che ha animato la formazione in Bocconi è stata quella di riuscire a trovare un punto di incontro. D'altra parte non è possibile preparare i giovani sui singoli ruoli, in quanto essi si differenziano in ogni azienda. Inoltre, l'incredibile peculiarità del settore non permette di codificare nemmeno i linguaggi. Bocconi forma manager che abbiano anzitutto la capacità di comprendere la dimensione globale dei processi e, partendo da questo, possano poi arrivare a un livello di capacità tecnica o analitica. Il problema nell'approccio con le aziende è nella diffidenza e difficoltà di far entrare questi ragazzi che magari hanno 26 anni, parlano quattro lingue, hanno un master e due anni di esperienza e vengono però presi in stage non remunerato.
Un secondo problema è la difficoltà di trovare effettivamente aziende organizzate per processi. Nel passato le aziende della moda richiedevano principalmente attitudine e provenienza dal settore specifico. Ma, come è emerso durante il Bocconi & Jobs "Moda" 2005, oggi il profilo è più articolato anche perché le società sono cresciute e si sono managerializzate. Si richiedono, pertanto, competenze di management, conoscenze di prodotto/business specifico e attitudini verso a un mondo aziendale destrutturato, ma con una sua logica specifica. È necessaria poi la capacità di saper bilanciare intuito e ragione, creatività e management.
Il profilo manageriale ideale ha quindi capacità analitiche quantitative, sensibilità estetica, competenze relazionali/soft skills (people management, gestione creativa, formazione rete vendite, motivazione e team building), capacità di integrazione di processo, imprenditorialità. Il tutto su una scala di attività globale.

Antonioli e Loy Puddu Occorre sottolineare in primo luogo che sono cambiate le professionalità richieste dalle imprese turistiche. Oggi le aziende del settore ricercano laureati e non più solo diplomati di scuole tecniche – già questo è un segnale di crescita. In secondo luogo, sono mutati gli stessi profili dei laureati interessati. Se, in passato, si trattava per lo più di laureati in discipline umanistiche, e in particolare in Lingue e Letterature Straniere, oggi è invece sempre più nutrito il numero di quelli laureati in discipline economiche. È cambiato poi il profilo dal punto di vista della formazione. Molti di coloro che fanno ingresso nel settore hanno già avuto modo di fare pratica sul campo prima della laurea, tramite stage, field project o piccoli lavori stagionali. Le aziende sono alla ricerca, infatti, di competenze teoriche ma anche di esperienza maturata a qualsiasi livello, in particolare nei comparti dell'ospitalità, dell'intermediazione, dell'organizzazione congressuale e degli eventi.
Il dilettantismo, l'improvvisazione e la scarsa professionalità evidenziano altrettante difettosità che occorre correggere, in questo ambito, se si vuole offrire al mercato un "prodotto Italia", sia nel suo complesso sia declinato a livello di territorio e di segmento turistico specifico, che sia di qualità e quindi competitivo. Le aziende che hanno percezione di ciò, vogliono dunque professionalità orientate all'intersettorialità e all'interdisciplinarietà, persone capaci cioè di mettersi costantemente in discussione e di crescere nel confronto. Per chi inizia il percorso professionale nel settore, poi, una buona dose di umiltà e di pazienza sono doti indispensabili.
Una laurea in Economia rappresenta oggi, senz'altro, un ottimo biglietto da visita, ma occorre avere consapevolezza che la sua utilità sarà più evidente nella misura in cui si abbina a conoscenze informatiche e delle lingue straniere, che non costituiscono più un plus, bensì una condicio sine qua non per poter operare nel settore.