Benessere e fecondita', una relazione a due vie
Paesi simili dal punto di vista socioeconomico hanno tassi di fecondità molto diversi, con forti conseguenze sulla popolazione futura. Per spiegare tali differenze, Letizia Mencarini (Dipartimento di management e tecnologia) ha introdotto la variabile del benessere soggettivo, studiata in chiave sia comparativa che longitudinale nel progetto SWELL-FER, Subjective Well-Being and Fertility (ospitato dal Centro Dondena). "Non esiste una relazione valida ovunque: avere figli può avere un effetto positivo o negativo sulla felicità individuale a seconda del genere, delle condizioni economiche, del welfare. Il benessere soggettivo incide a sua volta sulla decisione di fare figli".
In uno studio basato su dati di vari paesi europei emerge che in quelli dove esistono sistemi di welfare più generosi, le madri sono in media sempre più felici delle non-madri. I padri, invece, sono sempre più soddisfatti dei non-padri, indipendentemente dal livello di welfare. "Con dati individuali australiani abbiamo visto che c'è molta eterogeneità tra i genitori e una conciliazione lavoro-famiglia adeguata riesce a mitigare in pieno le conseguenze mediamente negative prodotte dell'avere il primo figlio". Secondo un filone di studi psicologici, il benessere soggettivo dipenderebbe soprattutto dalle caratteristiche della personalità, il che renderebbe inefficace qualsiasi politica per la famiglia. "Abbiamo dimostrato con i dati tedeschi che, anche tenuto conto dei tratti della personalità, un benessere soggettivo più alto porta a fare più figli, soprattutto nel caso dei secondogeniti".
L'intenzione, ora, è quella di focalizzarsi maggiormente sull'Italia dove però non esistono dati longitudinali adeguati. "Ne abbiamo trovati di migliori per l'Etiopia, paese ad altissima fecondità, dove fare figli aumenta la felicità più per i padri che per le madri, e soprattutto in tarda età".
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