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Il LEAP Bocconi, tra i pochi laboratori di ricerca in Europa che studiano l’efficacia degli interventi anti-povertà nel mondo. E per farlo i suoi ricercatori vanno direttamente lì dove servono

“Se piove, non puoi fare ricerca.” Sembra un avvertimento vagamente surreale, ma non è così per i ricercatori del LEAP. Nell’Africa subsahariana, infatti, la stagione delle piogge è una cosa seria, e se si sta lavorando ad un progetto, spesso occorre terminare di raccogliere i dati prima che essa inizi. Chi lavora al LEAP sa che a volte l’accademico deve saper vestire anche i panni dell’esploratore. I villaggi, dove talvolta le aule scolastiche sono le fronde di un baobab, sono spesso raggiungibili con molta fatica, e dopo che li si è raggiunti il lavoro è ancora tutto da fare.

I centri di ricerca universitari sulla povertà, abbastanza numerosi negli Stati Uniti, sono invece molto più rari in Europa. Il Laboratory for Effective Anti-Poverty Policies (LEAP) della Bocconi, che ha ormai quasi 10 anni di storia alle spalle ed è supportato dalla Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, rappresenta quindi un caso piuttosto particolare nel panorama della ricerca accademica. Il LEAP trae le sue origini da un gruppo di docenti dell'Università Bocconi e di ricercatori affiliati, specializzati nella ricerca applicata all'economia dello sviluppo e in particolare nelle aree dell'agricoltura, dell'istruzione e della salute, delle politiche di genere e delle norme sociali, della microfinanza, dei media e delle istituzioni. 

Lucia Corno è Executive Director del LEAP e docente di Economia dello Sviluppo presso l’Università Cattolica. “Abbiamo fondato LEAP nel 2016, e siamo cresciuti velocemente: da una piccola comunità di economisti dello sviluppo siamo oggi un punto di riferimento in Italia e in Europa per questi temi. Questo vuol dire che c’era interesse per un centro di ricerca che fornisse ricerche rigorose sull’efficacia dei programmi anti-povertà, sia da parte di Governi e ONG ma anche da docenti e studenti appassionati all’economia dello sviluppo. La nostra missione è quella di sensibilizzare verso l'utilizzo di metodologie scientifiche all'avanguardia per la valutazione di impatto di interventi umanitari e politiche anti-povertà, migliorandone così la loro efficacia.”

Luca Privinzano, Associate Director of Research del LEAP, da anni alterna la sua presenza tra Milano e i vari luoghi in cui si svolgono i progetti di ricerca. “Noi adottiamo un approccio di co-progettazione degli interventi anti-povertà in collaborazione con le comunità locali, i governi del territorio e le ONG che operano sul campo. Coordinare tutti questi attori sul campo per la progettazione e l'implementazione degli interventi è faticoso e richiede tempo, ma vedere l'impatto del nostro lavoro sul benessere delle persone più vulnerabili è estremamente gratificante.” dice Privinzano. 

L’ascolto e l’empatia con culture così diverse è importantissima, anche e soprattutto quando si tratta di indagare le cause profonde di tradizioni dannose come le mutilazioni genitali femminili o il “breast ironing”, lo stiramento del seno che ha lo scopo di sfigurare le ragazze per renderle meno attraenti. Limitarsi a vietare queste pratiche è spesso inefficace, se non si comprendono le norme sociali sottostanti, per intervenire in modo innovativo. L’unico modo per riuscirci è quindi parlare e ascoltare, evitando atteggiamenti di superiorità.

Continua Luca Privinzano: “L’esperienza è fondamentale: coinvolgere le comunità locali, dagli anziani ai capi villaggio, è fondamentale per arrivare a più persone e generare più impatto. E ovviamente lo si scopre sul campo.

Lavorare a questo tipo di ricerca può essere faticoso, ma è anche entusiasmante. Per noi la ricerca sul campo è un metodo per raccontare. Ognuno di noi, quando raccoglie dati e numeri, ha ben presente che dati e numeri sono, in realtà, vite e storie vere, spesso di sofferenza.”

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