Quando la religione ostacola lo sviluppo industriale
La religione ha ostacolato la diffusione della conoscenza e lo sviluppo economico in Francia durante la Seconda Rivoluzione Industriale (1870-1914), secondo una ricerca di Mara Squicciarini recentemente pubblicata sull'American Economic Review. Opponendosi all'introduzione dell'istruzione tecnica nelle scuole elementari, la Chiesa cattolica impedì l'accumulo di capitale umano nelle aree più religiose del Paese. Livelli più alti di educazione religiosa si traducevano in una significativa riduzione dell'occupazione industriale da 10 a 15 anni dopo, quando gli studenti entravano nel mercato del lavoro.
"Contrariamente alla Prima Rivoluzione Industriale", spiega Squicciarini, "i macchinari industriali più sofisticati della Seconda Rivoluzione Industriale richiedevano una forza lavoro tecnicamente qualificata per essere installati, fatti funzionare, e manutenuti. Di conseguenza, lo Stato francese assunse un ruolo attivo nell'istruzione primaria, promuovendo un curriculum più tecnico per formare una forza lavoro qualificata". Il rapporto tra la Chiesa e la scienza in Francia, tuttavia, era stato esacerbato dagli eventi della Rivoluzione del 1789 e la Chiesa promuoveva un programma conservatore e antiscientifico, ostacolando l'introduzione del curriculum tecnico e spingendo per l'educazione religiosa. Le famiglie cattoliche spesso preferivano mandare i loro figli in scuole religiose dove potevano conservare la loro identità cattolica, anche se dovevano pagare una retta - mentre l'istruzione pubblica era gratuita - e nonostante il livello mediocre dei sacerdoti trasformati in insegnanti.
"Il mio lavoro documenta grandi differenze nei programmi di studio delle scuole laiche e religiose - con le prime che introducono materie tecniche e diventano sempre più moderne e professionali, e le seconde che rimangono i baluardi di una sottocultura cattolica", afferma Squicciarini.
L'intensità religiosa di un'area è associata alla diffusione dell'educazione religiosa e questa, a sua volta, è associata a un minore sviluppo industriale. L'effetto è notevole: passando dal decimo al novantesimo percentile della distribuzione di diffusione delle scuole cattoliche, la quota di occupazione industriale si riduce di 6,2 punti percentuali, rispetto a una media del 28%.
Il principale indicatore utilizzato da Squicciarini per determinare l'intensità religiosa nelle diverse aree è la quota di clero refrattario nel 1791, cioè la quota di clero francese che è rimasto fedele alla Chiesa e non ha prestato il giuramento di fedeltà alla Costituzione civile promosso dal governo rivoluzionario. Poiché la decisione di un ecclesiastico di accettare o rifiutare il giuramento era in gran parte determinata dall'atteggiamento religioso della comunità locale, la quota di clero refrattario rifletteva la religiosità a livello locale.
Lo sviluppo economico delle aree ad alta o bassa religiosità non cominciò, però, a divergere fino alla Seconda Rivoluzione Industriale, quando i programmi scolastici e l'accumulazione di capitale umano tra la popolazione cominciarono a contare per lo sviluppo industriale. Questi risultati suggeriscono che il rapporto tra religione e sviluppo economico non è intrinsecamente negativo. Piuttosto, varia nel tempo, e diventa negativo quando la religione ostacola l'adozione di conoscenze economicamente utili.
"Questi risultati hanno oggi importanti implicazioni per lo sviluppo economico", conclude Squicciarini, "poiché molti Paesi in via di sviluppo - dove la religione gioca un ruolo primario nella sfera personale e pubblica - stanno vivendo un progresso tecnologico su larga scala, simile a quello dell'Europa occidentale durante la Seconda Rivoluzione Industriale".
Mara P. Squicciarini. "Devotion and Development: Religiosity, Education, and Economic Progress in Nineteenth-Century France." American Economic Review, 110 (11): 3454-91. DOI: 10.1257/aer.20191054.