L'uomo sbagliato nel posto sbagliato
Nelle aree più ricche di capitale sociale e quando il sistema elettorale consente il voto di preferenza, gli elettori riescono a esercitare il controllo sugli eletti e si assicurano alti standard di comportamento scegliendo politici che, una volta eletti, finiscono per comportarsi meglio e punendo, alle elezioni successive, quelli che si sono comportati scorrettamente nel corso del termine precedente. L'osservazione non è, tuttavia, vera dove la dotazione di capitale sociale, inteso come senso civico, è minore.
Tommaso Nannicini, Guido Tabellini (entrambi Dipartimento di Economia), Andrea Stella (Federal Reserve Board) e Ugo Troiano (Harvard University) traggono queste conclusioni studiando le elezioni politiche italiane nel periodo 1948-2001 in Social Capital and Political Accountability, di prossima pubblicazione in American Economic Journal: Economic Policy. "L'Italia", scrivono, "è l'ambiente ideale per studiare questi temi, perché al suo interno presenta notevoli differenze nella dotazione di capitale sociale e in altri tratti culturali collegati".
Gli autori utilizzano le donazioni di sangue pro-capite come indicatore della dotazione di capitale sociale e operazionalizzano il comportamento scorretto in due modi diversi per due periodi distinti. Nel primo periodo (1948-1993) in Italia vigeva un sistema elettorale proporzionale con la possibilità di esprimere il voto di preferenza e gli eletti godevano di immunità parlamentare; nel secondo periodo (1994-2001) il sistema elettorale si è trasformato in un mix di maggioritario uninominale a turno unico e proporzionale con liste bloccate, mentre il privilegio dell'immunità è stato eliminato. Dal 1948 al 1993 l'indicatore di cattiva condotta è rappresentato dalle richieste di autorizzazione a procedere (RAP); dal 1994 in poi gli studiosi utilizzano il tasso di assenteismo dei parlamentari.
Nannicini, Tabellini e i loro coautori rilevano che l'incidenza delle RAP è significativamente inferiore nei distretti con più capitale sociale o senso civico e spostandosi dal livello più basso (registrato nella provincia Caltanisetta) a quello più alto (Cremona) l'incidenza delle RAP si riduce del 31,3%. Analogamente, dopo il 1994, spostandosi dal livello più basso di capitale sociale a quello più alto, l'assenteismo si riduce del 58,13%.
La riduzione, tuttavia, non viene evidenziata per gli eletti con il sistema proporzionale a liste bloccate, a dimostrazione del fatto che "il capitale sociale ha effetti solo dove le istituzioni politiche consentono di esercitare il controllo sui politici e non dove tali istituzioni sono collegate a scarsa rendicontabilità".
Gli autori riscontrano anche una certa evidenza, sebbene meno robusta, del fatto che gli eletti con il sistema maggioritario, quando la dotazione di capitale sociale o senso civico è maggiore, si dedicano meno a iniziative rivolte a interessi strettamente locali.
La punizione dei comportamenti scorretti nei distretti con capitale sociale al di sopra della mediana è piuttosto rilevante. Prima del 1994, ricevere una RAP per qualsiasi tipo di cattiva condotta riduceva le preferenze personali alle elezioni seguenti del 9% (21% per i reati più seri), mentre non aveva impatto nei distretti con capitale sociale al di sotto della mediana; dopo il 1994 un aumento dell'assenteismo pari a una deviazione standard riduceva di quasi un terzo la probabilità di rielezione nei distretti con capitale sociale sopra la mediana, mentre aveva un effetto leggermente positivo nelle altre.
"I nostri risultati", concludono gli autori, "possono spiegare perché la corruzione politica e il clientelismo sembrano essere più diffusi nei paesi e nelle regioni con basso capitale sociale. Se gli elettori non riescono a coordinarsi per punire le condotte politiche scorrette, gli eletti hanno meno incentivi a perseguire il benessere sociale. Inoltre, è meno probabile che i rappresentanti siano selezionati secondo criteri di onestà e competenza".