Le mamme che diventano opinione pubblica
Molte delle ricerche sui cambiamenti nelle filiere dell'informazione, dell'intrattenimento e della comunicazione si concentrano sul lato dell'offerta, esaminando soprattutto le nuove configurazioni di prodotto, i regimi di gestione della proprietà intellettuale, la sostenibilità dei modelli di business.
Quando questi cambiamenti sono analizzati sul lato della domanda, non si può solo esaminare i nuovi modi di consumare prodotti e servizi informativi o di svago o il grado di penetrazione e le modalità d'uso di mezzi di informazione fisici e digitali, ma occorre inserire questi risultati nel quadro di una riflessione più ampia sui nuovi modi di formazione dell'opinione pubblica. All'aumentare delle fonti disponibili e del loro grado d'intercambiabilità nel corso della giornata, all'aumentare degli intermediari (i cosiddetti aggregatori) e in presenza di un ruolo attivo degli utenti nei processi di produzione e distribuzione delle informazioni e dei messaggi, il consumatore è chiamato a un livello di consapevolezza crescente nel suo rapporto con i contenuti, in una giornata che rimane di 24 ore: non necessariamente la maggiore disponibilità di informazioni ci rende cittadini più informati. Il vertiginoso aumento della disponibilità di informazioni e notizie non si è accompagnato a una crescita armonica della consapevolezza di come selezionarle e validarle, con il risultato che la ridondanza informativa non è sempre vissuta come opportunità ma spesso come fonte di fatica o di chiusura mentale. In assenza di questa consapevolezza, il consumatore si trova vittima di un bombardamento, sempre meno informato e sempre più in balia "dell'ultima notizia"; in presenza di consapevolezza, la ridondanza informativa è una ricchezza e ciascuna fonte offre possibilità specifiche di soddisfare fabbisogni di informazione e conoscenza. In questo quadro, le mamme rappresentano un oggetto di studio particolarmente interessante per diversi motivi. Sono consapevoli delle implicazioni che le loro scelte hanno sull'economia e sul benessere della famiglia: sono spesso la figura all'interno della famiglia che filtra e preseleziona le informazioni, accompagnando i figli nei loro processi di scelta; sono un decisore d'acquisto critico; sono abituate a scambiare, verificare, validare e somministrare in modo selettivo informazioni all'interno di gruppi più o meno ristretti. Anche quando non usano internet le mamme "sono web 2.0" nel loro rapporto con i contenuti e con le altre persone. Una prima ricerca sulla gestione della ridondanza informativa condotta su un campione di 720 mamme socialmente e culturalmente attrezzate ad affrontare la ricchezza di stimoli informativi diversi mostra una correlazione fra il grado di consapevolezza della ricchezza informativa disponibile e i consumi d'informazione; le mamme più in grado di affrontare la ridondanza informativa sono anche quelle che consumano più informazioni su più fonti diverse. Più della metà delle mamme intervistate mostra di avere un comportamento proattivo nei confronti della ridondanza informativa, pur in presenza di strategie informative diverse. Peraltro, anche in un campione composto per buona parte da persone istruite e con familiarità all'uso di fonti diverse emergono profili di consumo di informazione che tradiscono una difficoltà a controllare i flussi crescenti di informazioni e strategie informative "di difesa". Questo è un segno che la pista di ricerca sul rapporto con l'informazione è ad oggi più importante della riflessione sull'uso di mezzi informativi diversi e che la comprensione dei processi di raccolta e condivisione delle informazioni (fra mamme e all'interno della famiglia) è cruciale per immaginare l'evoluzione dell'offerta informativa nel prossimo futuro.