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Le carenze italiane nella formazione professionale e come risolverle

, di Jennifer Clark
Un'efficace tutela del lavoro e' strettamente legata alla riqualificazione professionale, secondo Maurizio del Conte

Nonostante le riforme del Jobs Act del 2015 che hanno introdotto flessibilità e politiche attive del mercato del lavoro, "l'Italia sta ancora faticando più di altre economie avanzate per compiere la transizione verso una società prospera e dinamica, basata sulle competenze", il rapporto Skills Strategy Diagnostic dell'OCSE scriveva dell'Italia nel 2017.

Maurizio Del Conte, professore ordinario al Dipartimento di Studi Giuridici della Bocconi, esamina il ruolo giocato dall'inadeguata formazione professionale nel mismatch tra domanda e offerta di lavoro in Italia nel paper "The difficult cultural turning point in labour protection and the key role of vocational training", pubblicato su Comparative Labor Law and Policy Journal. "Volevo capire quali fossero i punti deboli del sistema di formazione professionale italiano, per capire quali azioni potessero essere intraprese e come enti quali il governo o i sindacati potessero avere un impatto nella ristrutturazione del sistema di formazione professionale per risolvere questi problemi", spiega Del Conte.

A partire dalla Strategia di Lisbona del 2000, l'UE ha mirato a rendere più flessibili i mercati del lavoro. Eppure, la flexicurity non ha attecchito in Italia perché gli investimenti si sono concentrati sul mantenere i lavoratori nei posti di lavoro a tempo indeterminato piuttosto che aiutarli a spostarsi. Solo nel 2012 l'Italia ha iniziato la transizione con la legge Monti-Fornero, seguita tre anni dopo dal Jobs Act, che ha introdotto la flessibilità e ha richiesto ai disoccupati di partecipare a corsi su misura, che dovrebbero portare alla riqualificazione professionale e al ritorno al lavoro. Ma l'Italia è ancora lontana dalla realizzazione di un sistema di formazione professionale efficiente perché il Jobs Act non è mai stato attuato completamente. Lo Stato ha faticato a realizzare efficienti politiche attive del lavoro nell'indifferenza generale.

Il sistema di finanziamento pubblico della formazione professionale deve essere riformato legandolo a due cose: la domanda di competenze, basata su un'analisi dettagliata di ciò che le aziende stanno effettivamente cercando; e un focus sulle poche istituzioni efficaci, come gli Istituti Tecnici Superiori. Inoltre, i programmi di formazione dovrebbero essere coordinati a livello nazionale per ottenere economie di scala invece di disperdere le risorse in 20 regioni diverse. Infine, la valutazione deve essere migliorata, in modo che i programmi siano monitorati in termini di impatto sulla formazione professionale e sull'occupazione.

"Mi ha sorpreso che la situazione sia ancora peggiore di quanto pensassi, e che ci sia così poco interesse", dice Del Conte. "L'Italia è uno dei paesi UE con la più bassa crescita della produttività. E non possiamo crescere in produttività se non cresciamo in competenze".