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La trasparenza dei dati non frena l'innovazione e gli investimenti

, di Emanuele Elli
Secondo Pollicino, i dati devono essere regolati dal momento che il ruolo egemone delle piattaforme digitali e' sempre piu' in competizione con i poteri pubblici

Il ruolo sempre più egemone delle piattaforme digitali non sta cambiando solo lo scenario economico globale, ma anche quello dei diritti e della legislatura. "Sta accadendo che questi soggetti oggi sono poteri privati che competono su alcuni terreni con quelli pubblici", riassume Oreste Pollicino, docente di Diritto Costituzionale, autore del libro Judicial Protection of Fundamental Rights on the Internet. A Road Towards Digital Constitutionalism? "Occorre dunque interrogarsi su quali debbano essere le reazioni da parte del potere pubblico, cioè degli organismi di regolazione, rispetto a questo slittamento di competenze. Nessuno vuole demonizzare il potere derivante dai dati ma deve essere regolamentato, e non solo dall'antitrust che tuteli la concorrenza ma da qualche organo che ne disciplini le funzioni pubblicistiche". Il tutto, possibilmente, senza che si crei un contesto sfavorevole all'innovazione e agli investimenti che hanno origine dai Big Data.

L'analisi comparata descritta nel volume mette a confronto le soluzioni applicate dagli Stati Uniti e dal sistema europeo in questo senso. Gli Usa infatti stanno reagendo a questo strapotere con le armi consuete, seppure forse un po' spuntate, dell'autoregolamentazione e dei codici di disciplina. "Per tradizione liberale, lo Stato americano non interviene nei rapporti tra privati", spiega il docente. "I principi della Costituzione non vengono tirati in ballo nemmeno nelle questioni tra privati e aziende e così anche i diritti federali, quelli più importanti, restano fuori dalla discussione". Viceversa in Europa la delega in bianco a queste aziende può considerarsi un esperimento archiviato e oggi, oltre alle carte dei diritti che già ne regolamentano i margini di movimento, è in corso un cantiere di riforme destinato ad alimentare un lungo dibattito tra Commissione europea, Parlamento e Consiglio dei ministri. "La proposta di riforma contiene in sé una dimensione procedimentale molto importante", prosegue Pollicino, "che vincola i soggetti privati che operano con i dati a precise procedure di accesso, processabilità, trattamento e diffusione delle informazioni personali".

La domanda diventa dunque: come reagiranno le piattaforme a questo nuovo clima? Le nuove regole potranno essere un freno agli investimenti? "La nuova regolamentazione potrà essere comunque un traino per la crescita", conclude il docente, "perché traccia una strada che unisce innovazione e regole. Nell'ottica del legislatore è un invito alla trasparenza che non preclude la libera iniziativa al privato; le piattaforme digitali invece potrebbero percepire il nuovo clima con sospetto, e per questo sono convinto che sarà determinante l'attività di comunicazione, per far capire loro che, dentro questi parametri, le possibilità di sviluppo restano immutate".