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In tutta Europa l'impatto del COVID sulle residenze per anziani e' stato fortissimo, secondo gli studi dell'Osservatorio Long Term care del CERGAS, coordinati da Elisabetta Notarnicola

La gestione del contagio da parte delle residenze sanitarie per anziani lombarde (e non solo) è stato tra gli argomenti di dibattito più accesi nella cronaca della pandemia. A chiarire quanto accaduto o non accaduto all'interno di queste strutture contribuisce anche lo studio in corso presso l'Osservatorio Long Term Care del CERGAS coordinato da Elisabetta Notarnicola, Associate professor of Practice in Government, Health e Not for Profit presso la SDA.

"Il nostro studio ha due obiettivi", descrive Notarnicola. "In una prima fase, che è già pubblicata, abbiamo analizzato quanto accaduto nelle RSA nella fase acuta della pandemia, utilizzando i dati dell'Istituto Superiore di Sanità relativi ai decessi nelle RSA durante i mesi marzo-maggio e integrandoli con le informazioni ricavate da interviste con alcuni direttori delle strutture allo scopo di capire quali siano state le criticità determinanti e le specificità del caso italiano".

A differenza di quanto forse si può immaginare, l'impatto del COVID nelle RSA ha avuto analoghi effetti drammatici in tutta Europa in termini di contagi e decessi, essendo quasi ovunque le strutture per anziani dei servizi isolati e separati rispetto ai sistemi sanitari ospedalieri e territoriali. "Quello che i manager hanno denunciato in maniera più o meno univoca è di essere stati lasciati soli nell'emergenza, senza indicazioni chiare, senza dispositivi di protezione e senza tamponi", conferma la docente. "In tutte le 9 regioni italiane maggiormente colpite dal COVID l'attenzione delle politiche pubbliche si è concentrata sulla rete ospedaliera e le prime linee guida sono arrivate al settore RSA solo dopo il 20 di marzo, un ritardo che ha consentito al virus di diffondersi e che non ha dato ai direttori la possibilità di attrezzarsi. Solo da maggio in poi la situazione è andata differenziandosi tra le regioni, quando sono emerse politiche diverse, come ad esempio in Emilia-Romagna dove sono stati stanziati finanziamenti pubblici integrativi per far fronte all'emergenza".

Il secondo obiettivo e tranche dello studio, che invece rientrerà nel rapporto annuale dell'Osservatorio in uscita nel 2021, aggiunge le considerazioni ricavate dai questionari rivolti a un migliaio di famiglie e a una ventina di direttori di grandi gruppi del settore anziani. Questa volta a essere oggetto di indagine sono gli effetti a lungo termine sul settore e sulla credibilità di queste strutture. "Le prime evidenze ci dicono che da parte delle famiglie non si è persa fiducia verso le RSA, ma emerge una richiesta di rinnovamento soprattutto per quanto riguarda i servizi in modo che questi possano evolvere verso risposte migliori", conclude la ricercatrice. "I gestori invece avanzano timori sulla sostenibilità economico-finanziaria delle loro aziende, considerate le ingenti perdite subite per il lungo stop imposto ai nuovi ingressi".