La geografia del capitale umano
La dotazione di capitale umano può esercitare un'influenza determinante sullo sviluppo di una regione. È uno dei filoni di ricerca di Marco Percoco, che si occupa di geografia economica e sviluppo locale presso il Dipartimento di analisi delle politiche e management pubblico. Nel paper, scritto con Luisa Gagliardi, Regional Disparities in Italy over the Long Run: the Role of Human Capital and Trade Policy Percoco indaga i motivi del divario fra Italia settentrionale e meridionale.
"Non sono necessariamente le condizioni economiche di partenza a determinare i percorsi di sviluppo dei territori. All'indomani dell'unificazione d'Italia le differenze in termini di reddito non erano accentuate". Vi era, invece, una diversa dotazione di capitale umano: il tasso di scolarizzazione del Nord era considerevolmente più alto. "È un capitale dormiente che si rivela con il processo di industrializzazione, quando lavoratori istruiti assicurano maggiore produttività. In presenza di economie di agglomerazione, l'investimento tardivo sull'istruzione non riesce a colmare il gap".
Uno shock ambientale può ridurre o aumentare lo stock di capitale umano, esercitando su un territorio specifico un effetto nel lungo periodo. È il caso, ad esempio, dell'epidemia di influenza spagnola e dell'eradicazione della malaria, oggetto di due paper di Percoco. "La qualità dell'ambiente in cui si sviluppa il feto e in cui vivono i neonati fino a tre anni di età pesa sulle successive capacità cognitive. L'influenza spagnola provocò una riduzione del capitale umano per gli individui nati negli anni fra il 1918 e il 1920, portando a una diminuzione del numero medio di anni di istruzione scolastica. Al contrario, l'eradicazione della malaria nelle campagne del Mezzogiorno nel 1945-50 ha portato a un incremento della scolarizzazione". Il capitale umano è persistente: gli effetti sulla produttività delle persone si manifestano dopo decenni e nel caso della malaria sono intergenerazionali.
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