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Il gender gap si fa sentire anche nella P.A.

, di Weiwei Chen
Le donne costituiscono la maggioranza tra gli impiegati pubblici, ma una minoranza dei dirigenti, secondo uno studio di Raffaella Saporito, Silvia Rota ed Elisabetta Trinchero

A differenza del settore privato, le donne impiegate nella pubblica amministrazione sono la maggioranza, più precisamente il 56% del totale degli impiegati in Italia. Tuttavia, anche in queste aree, le donne sono ancora sottorappresentate nei ruoli dirigenziali.

Raffaella Saporito, Silvia Rota ed Elisabetta Trinchero, professoresse della SDA Bocconi School of Management, in un dossier pubblicato su Economia&Management, "Donne e PA un caso di successo a metà", analizzano la presenza delle donne nel pubblico impiego e in particolare i fattori che facilitano o impediscono alle donne di fare carriera nel settore pubblico.

Secondo alcune statistiche, nelle amministrazioni centrali della pubblica amministrazione italiana, dove la dirigenza si articola in prima (più alta) e seconda fascia, la quota di donne è rispettivamente del 38% e 46% e cala perciò di otto punti percentuali quando si passa alla fascia più alta. Nelle altre pubbliche amministrazioni, dove si attribuiscono incarichi di direzione generale a chi guida l'intero ente, le percentuali di donne sono ancora più basse e la distanza tra direzione generale e dirigenza è di 9 punti percentuali.

La quota di donne per livello di inquadramento

Questa gender gap nei ruoli dirigenziali della PA, pone un problema di equità su vari aspetti. Da un lato, l'equità interna, cioè indica che non si è ancora giunti a un equilibrio dell'inclusione e della diversità all'interno degli enti. Dall'altra, l'equità esterna: scarseggiano leader femminili che contribuiscano a portare visioni e istanze complementari a quelle maschili, su temi cruciali come per esempio l'istruzione e l'inclusione, la salute e l'etica pubblica. È perciò fondamentale ridurre il divario di genere.

Secondo l'indagine di SDA Bocconi, il problema ha radici culturali, poiché dallo studio risulta che il pregiudizio è il nemico principale della carriera delle donne. Il pregiudizio non è solo degli uomini verso le donne, ma anche dalle altre donne, che hanno poca fiducia nelle potenzialità di altre donne.

Nonostante il problema sia culturale, gli interventi per ridurre il gender gap nei ruoli dirigenziali dovrebbero essere di varia natura. Una misura suggerita da Saporito, Rota e Trinchero riguarda il disegno dei sistemi di accesso alla dirigenza, che dovrebbero essere orientati di più alla valutazione delle reali capacità messe in campo dai candidati e dalle candidate, rivedendo dunque il sistema dei concorsi per non penalizzare coloro che fuori dall'orario di lavoro svolgono anche compiti di cura familiare. Anche grazie al PNRR e alla riforma della PA ci si sta muovendo proprio in questa direzione.